«Andatevene», è l'ultimatum. Ma dove? Volantini piovono dal cielo, l'esercito israeliano invita i civili ad abbandonare Gaza e i villaggi a Nord, prima dell'attacco finale da terra: «Chiunque abbia deciso di non evacuare Gaza settentrionale sarà considerato partner di un'organizzazione terroristica», minacciano. Ma la tendopoli di Rafah è allo stremo, insufficienti e non al sicuro anche i ripari dell'Unrwa (l'ente dell'Onu per i rifugiati) e i medici si rifiutano di evacuare pazienti in pericolo di vita, negli ospedali l'Unicef avverte che ci sono anche 120 neonati, sono ancora nell'incubatrice (di cui 70 con ventilazione meccanica) e hanno bisogno di restarci, sempre che non si esaurisca il carburante, in attesa che Israele dia il via libera al passaggio di altre scorte energetiche. L'emergenza sale a Gaza. E i bambini, come hanno già visto fare sui corpi dei morti, si scrivono il loro nome sulle mani e le braccia per facilitare l'identificazione in caso venissero uccisi in un attacco israeliano. Almeno il 42% (164.756) delle abitazioni nella Striscia sono state distrutte o danneggiate dall'inizio delle ostilità, il 7 ottobre scorso, fa sapere il ministero dell'Edilizia Abitativa di Gaza, citato dall'Ufficio dell'Onu per gli affari umanitari secondo cui si stima che gli sfollati nell'enclave palestinese siano 1.400.000 con 566.000 di questi rifugiati in 148 strutture di emergenza dell'Unrwa.
L'ALLARME
«Una situazione umanitaria catastrofica» denunciano cinque agenzie delle Nazioni Unite tra cui Oms e Programma Alimentare mondiale. Danneggiati sette ospedali che erano usati anche come rifugio, servizi igienici assenti, il numero di morti potrebbe crescere, per via del rischio di epidemie di colera, varicella, scabbia, diarrea ha lanciato l'allarme l'agenzia umanitaria delle Nazioni unite. «Casi in aumento, per via della mancanza di acqua pulita». Colpiti soprattutto i bambini e le donne. Le principali vittime finora di questa guerra. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken intervistato dalla Nbc ha spiegato che «Israele ha riaperto una delle condutture dell'acqua verso Gaza la settimana scorsa», ma «ci sono un paio di altre condutture che vorremmo vedere ripristinate». Secondo il capo della diplomazia statunitense «gli impianti di desalinizzazione devono essere riaccesi per garantire che l'acqua potabile a Gaza sia pulita». Dopo il primo passaggio di 20 camion al valico di Rafah, sabato mattina, notizie contraddittorie sono circolate ieri in merito all'ingresso dall'Egitto di camion con aiuti umanitari (poi smentito dalla Mezzaluna Rossa palestinese) e anche sull'ingresso delle molto attese forniture di combustibile. Si è parlato di sei cisterne per alimentare i generatori degli ospedali, ma l'informazione è stata smentita da Israele e Mezzaluna rossa palestinese.