Il "peso" del caso Regeni sulla sua liberazione e ciò che Zaki non dovrebbe dimenticare

Domenica 23 Luglio 2023

Caro direttore,
i passati governi di sinistra avevano responsabile degli esteri Di Maio e premier Conte. Con questi Zaki era rimasto in galera. Con Meloni premier e Tajani agli esteri lItalia ha ottenuto la liberazione di Zaki in tempi sufficientemente brevi. Cosa emerge? Non solo l' evidente fallimento della sinistra, il successo del centro destra e l' atteggiamento poco generoso di Zaki nei confronti di chi lo ha salvato. Ma soprattutto abbiamo di fronte un tal livore della sinistra - Zaki compreso - che si stanno mordendo le dita fino alle nocche. Ridicoli.

Luigi Barbieri


Caro lettore,
Patrick Zaki non è un cittadino italiano, ma uno studente egiziano che ha frequentato l'Università di Bologna. È stato ingiustamente incarcerato nel suo Paese per reati d'opinione ed era stato condannato con sentenza inappellabile a 3 anni. Sottratti i mesi che aveva già trascorso in carcere, avrebbe dovuto passare altri 14 dietro le sbarre. Grazie anche all'azione e all'impegno del governo italiano, il presidente egiziano Al Sisi, all'indomani della condanna, gli ha concesso la grazia. Questi sono i fatti. Poi vengono le interpretazioni. Sulle ragioni della liberazione di Zaki si sono fatte molte ipotesi. Ne sottolineo una. Certamente il lavoro della nostra diplomazia è stato decisivo, ma ha contato molto il "peso" del caso Regeni. Al Sisi ha sfruttato la situazione per allentare la tensione che condiziona i rapporti tra Italia ed Egitto a causa dell'assassinio dello studente friulano da parte delle forze sicurezza egiziane. Per la morte di Regeni sono attualmente in carcere nel paese africano due ufficiali egiziani. Ma il governo del Cairo non ha alcuna intenzione di consegnarli all'Italia, né tantomeno di farli processare e condannare nel nostro Paese. Tutte le iniziative italiane in questa direzione non hanno ottenuto finora alcun risultato e il caso Regeni continua a condizionare le relazioni politiche ed economiche tra i due Paesi. Liberando Zaki, con un suo atto d'imperio e non per via giudiziaria, Al Sisi ha voluto mandare un chiaro segnale di distensione all'Italia. Ciò non significa che ci si stata una logica di scambio tra i due casi (io ti libero Zaki, tu abbassi i toni su Regeni) ma, in condizioni diverse, ben difficilmente a Zaki sarebbe stato evitato di scontare altri 14 mesi di carcere. Anche per queste ragioni lo studente egiziano avrebbe dovuto mostrare una maggiore sensibilità politica. La grazia di Al Sisi non era né scontata né dovuta, come non lo era l'impegno diplomatico del nostro governo a favore di un cittadino di un altro Paese. Rifiutare un po' sdegnosamente i voli di Stato messi a disposizione dal nostro governo per tornare in Italia è apparso da parte del giovane Patrick un gesto arrogante e infantile allo stesso tempo. Naturalmente Zaki è libero di fare ciò che vuole e di rientrare in Italia quando e come meglio crede. Ma se oggi ha questa libertà lo deve a qualcuno. Non se lo dimentichi.
      

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