È morto ieri nella casa circondariale di Lecce Ferruccio Casamonica, considerato al vertice del clan che aveva la sua base logistica alla Romanina e condannato lo scorso 29 dicembre dal tribunale capitolino a 25 anni di reclusione per associazione mafiosa nel processo "Noi proteggiamo Roma" e imparentato con Vittorio Casamonica, del famoso funerale in stile padrino.
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Il carcere
Domani era stata fissata l’udienza al tribunale di sorveglianza di Lecce per decidere in via definitiva la richiesta di domiciliari presentata dal suo difensore. Ferruccio era finito in carcere a maggio del 2019 per una condanna definitiva a 5 anni per associazione a delinquere finalizzata all'usura e poi a giugno del 2020 era stato colpito dell'ordinanza di custodia cautelare della Dda di Roma, insieme alla moglie Gelsomina Di Silvio, al figlio Raffaele e ad altre 17 persone, 416bis finalizzato all'estorsione, all'usura e all'intestazione fittizia di beni. Nelle intercettazioni depositate agli atti, Ferruccio si esprimeva così nei confronti di un usurato: «Senti, mo scenno... lo sai dove te butto io a te? Mo te darei 'na bastonata in testa, te spaccherei la testa! Le mascelle te romperebbi io!».