Eccellenze del Nordest, il Presidente di Confindustria Veneto Est Leopoldo Destro: «Pronti a investire ma servono politiche mirate anche sul gas»

Mercoledì 22 Novembre 2023 di Maurizio Crema
Il Presidente di Confindustria Veneto Est Leopoldo Destro

«È indubbio che il ciclo economico sia in rallentamento dopo anni di robusta crescita.

Nel terzo trimestre la produzione industriale è in calo del 2,8% nelle nostre 4 provincie di riferimento - Padova, Treviso, Venezia e Rovigo - rispetto a un 2022 molto positivo. La diminuzione degli ordini è evidente e porterà ad avere anche un quarto trimestre negativo. Questo quadro fa presagire un 2024 di grande incertezza, per questo il governo avrebbe dovuto fare una manovra finanziaria che agevolasse gli investimenti in innovazione e sviluppo. Il ministro Adolfo Urso recentemente ha annunciato che col contributo europeo potrebbero arrivare in questi capitoli 12 miliardi nei prossimi due anni. Sarebbero fondamentali per ridare nuova spinta al Nordest e all'Italia. Speriamo che dalle promesse si passi ai fatti».

Leopoldo Destro, 50 anni, padovano, presidente di Confindustria Veneto Est, la seconda più importante territoriale degli imprenditori italiani con 5mila associati, fa il punto di questo 2023 ormai agli sgoccioli che sta per chiudersi con un'economia regionale e italiana in frenata.

Ordini in calo, incertezza, è arrivata la recessione?
«Non direi recessione, parlerei più di un rallentamento dopo il grande boom degli anni scorsi, condizionato anche da una situazione geopolitica complessa peggiorata col conflitto in Medio Oriente. C'è un calo evidente degli investimenti, dovuto anche dall'aumento dei tassi di interesse, non controbilanciato da input del sistema Paese, vedi super ammortamenti per Industria 5.0, ricerca, innovazione, che porterebbero a rendere le aziende più competitive e produttive a livello internazionale, e muoverebbero tutta una filiera. Purtroppo questi provvedimenti nella Legge Finanziaria per il 2024 non ci sono. Capisco che le risorse siano poche e che bisogna fare delle scelte, ma stimolare gli investimenti delle imprese avrebbe potuto dare una spinta anche all'occupazione e a migliorare i conti del Paese».

Per gli investimenti non basta il Pnrr? In Veneto si parla di 8,5 miliardi in arrivo.
«In primo luogo è importante che arrivino, e poi serve metterli a terra per le misure necessarie per ammodernare la pubblica amministrazione, le infrastrutture materiali e immateriali di cui abbiamo assoluto bisogno. Il Veneto mi sembra pronto per utilizzare al meglio questi fondi, qualche Comune forse non è attrezzato, ma la cabina di regia della Regione funziona, c'è un rapporto positivo e proficuo».

Lei parla di innovazione, poi però dovete fare i conti con costi dell'energia molto più alti della concorrenza europea.
«Il costo dell'energia rimane ancora troppo alto, circa 129 euro al megawattora. In Germania oggi siamo a 97 euro, se va in porto la manovra da 12 miliardi di sostegno alle aziende tedesche pensata dal governo scenderanno a 75 euro al mwh. È un problema di costi e competitività delle nostre aziende. Si dovrebbe tornare agli sconti fiscali per gas ed energia, a sussidi che agevolino le aziende energivore, almeno per il 2024. E bisognerebbe sbloccare gli aiuti subito».

La Regione Veneto che può fare in questo campo?
«Spingere sulle comunità energetiche e il progetto Hydrogen Park di Marghera. E sul fotovoltaico agevolare le nuove installazioni. Siamo poi favorevoli a nuove estrazioni di gas in Adriatico nel rispetto delle condizioni di sicurezza e salvaguardia ambientale del territorio».

Negli ultimi mesi crollano i prestiti alle imprese venete: scarsa fiducia nel futuro?
«È l'effetto combinato di rialzo tassi, meno investimenti per il rallentamento dell'economia, cassa adeguata delle aziende che attingono all'autofinanziamento».

Volete assumere ma non trovate lavoratori. Come risolvere questo gap?
«Ci sono problemi di quantità e qualità. Bisogna strutturare una politica sull'occupazione che oggi non c'è. Ci sono ancora troppi neet, ragazzi che non studiano e non lavorano. Valuto positivamente la riforma del ministro Valditara sugli Its, contiamo di raddoppiare gli iscritti agli istituti tecnici superiori, dove stiamo facendo un bel lavoro con la Regione: ma dobbiamo imparare anche a raccontare bene queste scuole di specializzazione che garantisocno subito un lavoro. Si deve puntare poi di più sulle donne, con welfare aziendali adeguati e un territorio che le faciliti. E sugli immigrati: servono politiche attive, non solo gestire i flussi di stranieri che subiamo, ma anche fare come la Germania, che ha stipulato accordi mirati con Siria, Turchia e adesso con l'India. L'accordo con l'Albania è solo difensivo».

Tanti giovani però scelgono di andare all'estero o in altre regioni. Non sarebbe il caso di pagarli di più?
«Le aziende devono fare la loro parte sui temi salariali. Ma i giovani guardano anche altro, i percorsi di crescita nelle aziende, la loro sostenibilità, innovazione. Scelgono un territorio che gli dia facilità di spostamenti, accessibilità a internet, cultura adeguata. Il Veneto dovrebbe essere collegato e comunicato meglio per creare una storia accattivante per i giovani. Con i turisti ci siamo riusciti».

Come vede lo sviluppo dell'area di Rovigo?
«Ha una grande opportunità per nuovi insediamenti con la Zls, la zona logistica semplificata, che purtroppo non è ancora decollata. Siamo in attesa dei decreti attuativi da quasi un anno, ci auguriamo che arrivino presto, ci stiamo lavorando, altrimentici faremo sentire a Roma. Poi c'è l'interporto di Rovigo: deve essere messo in sinergia con quello di Padova».

Il nuovo presidente di Confindustria sarà un veneto?
«Il Veneto avrà voce in capitolo, ma è prematuro dare indicazioni. Sono processi che vanno costruiti passo dopo passo, non siamo certamente attori passivi».

Ultimo aggiornamento: 17:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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