Brigata ebraica, cos'è e come ha contribuito alla Resistenza italiana

Giovedì 25 Aprile 2024, 10:07 - Ultimo aggiornamento: 19:24

I condannati a morte, i torturati, i sopravvissuti

Nella foto l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con Vittorio Foa in Campidoglio, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Roma al rabbino Elio Toaff.

Gli ebrei italiani furono molto attivi nei vari movimenti antifascisti; molti furono inviati al confino (Carlo Levi, Raffaele Cantoni, Vittorio Foa, Emilio Sereni, Umberto Terracini, ecc.), altri furono torturati ed assassinati (i fratelli Carlo e Nello Rosselli, Leone Ginzburg, Matilde Bassani, Mario Jacchia, Eugenio Curiel, Eugenio Colorni, Emanuele Artom, Ildebrando Vivanti, Enzo Sereni, Rita Rosani, Riccardo Pacifici, Nathan Cassuto, ecc.).

Delle migliaia di ebrei italiani deportati lager nazi-fascisti pochissimi ritornano nelle loro case (Primo Levi è uno di questi). Solo a Roma, dal rastrellamento del vecchio ghetto del 16 ottobre 1943 fino alla liberazione della capitale (4 giugno 1944) i deportati furono, complessivamente, 2091 (1067 uomini, 743 donne, 281 bambini). Di questi deportati nei campi di sterminio ritornarono 73 uomini, 28 donne e nessun bambino. Alla fine del 1945, quando l’Italia riscopriva la libertà e la democrazia, la piccolissima Comunità Ebraica Italiana (circa 41.000 persone al momento del censimento delle famigerate leggi razziali del 1938), iniziava a contare le sue vittime. Secondo i più recenti dati forniti dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, ammontano a 7049 martiri, tra i quali i 77 ebrei uccisi alle Fosse Ardeatine insieme ad altri 258 italiani ed alle migliaia di uomini, donne e bambini assassinati nei campi di sterminio nazi-fascisti.

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