A forza di provare, alla fine ce l'abbiamo fatta. La serie de L'amica geniale - co-produzione Rai Fiction, HBO, TIMvision, Wildside e Fandango - è stata un trionfo. Globale. Piace in Europa, piace negli Stati Uniti, è piaciuta persino - e non era scontato - in Italia, dove il feuilletton post-neorealista di Elena Ferrante, trasmesso ieri finalmente anche nel nostro paese, ha fatto deporre i fucili anche ai più accaniti franchi tiratori della fiction nazionale. Sette milioni di telespettatori, quasi il 30% di share (29.3%), nessun fuoco amico: l'operazione, ben congegnata a partire dai ben congegnati romanzi del ben congegnato mito di Ferrante (chiunque sia), è andata in porto.
L'amica geniale, la malattia di Lila: Ludovica Nasti ha sconfitto la leucemia
L'amica geniale, è boom di ascolti. Salini: «Motivo d'orgoglio per il servizio pubblico»
La favola tv di Costanzo, scritta dal regista insieme a Ferrante, Francesco Piccolo e Laura Paolucci, ha toccato - e senza l'aiutino dell'algoritmo - tutti i tasti giusti per conquistare il pubblico internazionale.
Si poteva fare meglio? Si poteva condividere il lavoro con una regista, per esempio, suggeriscono gli americani improvvisamente sensibili al tema femminile: e chissà che l’invito non venga ascoltato per le prossime stagioni della serie. Si poteva forse, e non è un dettaglio, arrivare per una volta primi. Programmata negli Stati Uniti e in Inghilterra il 18 e 19 novembre, in Italia la serie è andata in onda solo ieri. Ad arte o per sfortuna (un ingorgo nel listino? Un frontale con I Medici?), gli italiani sono rimasti per dieci giorni, come al solito, in balia degli spoiler d’oltreoceano e della pirateria sul web. Correndo un grande rischio: quello di scambiare L’Amica Geniale per una serie americana, dimenticando che Elena Ferrante e il suo successo, incluso quello tv, parlano (quasi) esclusivamente italiano.