Era stata nominata dal ministero dello Sviluppo Economico commissario liquidatore di una società cooperativa. Ma, secondo l'accusa che ora l'ha portata in carcere, Vanessa Giammatteo, 49 anni, avrebbe sottratto durante la procedura più di 685mila euro. La donna è accusata di peculato e autoriciclaggio ed è finita in manette ieri insieme al commercialista Marco Fantone, 69 anni, accusato pure lui di peculato e di riciclaggio. Indagato anche un avvocato, incaricato dal commissario liquidatore di svolgere prestazioni professionali.
I beni- finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno anche sequestrato beni e disponibilità finanziarie per oltre un milione di euro, tra conti correnti e quote di immobili.
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Dalle indagini è emerso che la Giammatteo, tra il 2014 e il 2017, sarebbe riuscita a sottrarre denaro ai creditori dell'impresa, durante la procedura liquidatoria, attraverso due escamotage: aprendo un conto corrente fantasma, di cui non è mai stata comunicata l'esistenza all'autorità di Vigilanza, e presentando al Ministero dei rapporti riepilogativi periodici ai quali erano allegati estratti conto falsificati.
Il commercialista, invece, oltre ai compensi per incarichi di consulenza affidati dalla Giammatteo, avrebbe ricevuto in diverse tranche circa 300mila euro, in gran parte provenienti dal conto corrente fantasma. Le somme sarebbero quindi state utilizzate e prelevate anche in modo non tracciabile, secondo la finanza per «ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa».
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L'ordinanza - Nell'ordinanza il gip parla di «sicura e spiccata pericolosità sociale» degli indagati, che potrebbero commettere altri reati simili: la Giammatteo, sottolinea il magistrato, è commissario liquidatore segue altre 11 procedure, mentre Fantone in 29. Il giudice sottolinea che i due hanno agito con «spregiudicatezza e incuria per la cura dell'interesse pubblico», sfruttando «i propri poteri per aggirare e prevenire ogni possibile forma di controllo». Secondo il magistrato la creazione del conto fantasma, inoltre, dimostra che «gli illeciti sono stati programmati». Il fatto che i nomi della Giammatteo e di Fantone fossero stati indicati al Mise dalla Lega delle Cooperative, dimostra invece «lo stabile inserimento dei due nel sistema delle liquidazioni coatte». Gli inquirenti sottolineano anche «la disarmante indifferenza e l'inaccettabile noncuranza della Giammatteo verso i controlli dell'Autorità di vigilanza» dalla quale dipendeva. Dal conto nascosto, infatti, la donna, in meno di un anno, ha compiuto ben 23 prelevamenti di denaro contante per 71.500 euro, facendo scattare gli indici di anomalia da segnalare ai sensi della normativa antiriciclaggio.