L’imbeccata è diretta: «Sai di questa Amanda Knox? Ha scritto un libro con un contratto di pubblicazione da quattro milioni di dollari». E' il cinque settembre del 2019. E Leah Elder incontra per la prima volta in carcere suo figlio Elder Finnegan Lee, sotto processo con l’amico Gabriel Natale Hjort per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate il 26 luglio precedente. Elder sta male: «Sono così depresso, cazzo, senza speranza». E sua madre cerca di rassicurarlo. Prima gli consiglia di pensare a qualcosa di simbolico: «magari una tartaruga che hai incontrato in Thailandia». Poi inizia a parlargli di Amanda Knox, la ragazza assolta in via definitiva nel 2014 per l’omicidio di Meredith Kercher dopo aver trascorso 4 anni in carcere. Amanda è giovane, americana, di buona famiglia ed era stata accusata dell’omicidio. Proprio come Elder ha vissuto il carcere. Anche l’arma del delitto, un coltello, è la stessa.
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L’ESEMPIO
E forse per questo la donna spera che la sua vicenda sia da ispirazione per il figlio.
I SOGNI
Nei due incontri in carcere, il 5 e il 6 settembre, c’è spazio per i sogni di infanzia: «Ti ricordi quando volevi fare il poliziotto?». E per le speranze: «Non so quando uscirò, forse intorno ai 25 anni». Più volte i toni del dialogo, la cui traduzione è stata al centro di una nuova perizia disposta dalla Corte d’Assise, si fanno drammatici: «Ho un album di fotografie tue che porto sempre con me e quella luce non era sparita dai tuoi occhi – finché non hai iniziato con la droga». Cocaina, Erba e Molly, una varietà di MDMA. La donna contesta al figlio l’abuso di stupefacenti: «Perché? Perché, perché, perché la droga? Perché? Perché? Perché?». Elder la rassicura: «Ho smesso con le droghe pesanti». E accusa Gabriel Natale Hjorth per l’acquisto della cocaina la notte dell’omicidio: «La voleva il mio amico. Io non la volevo. Non mi interessava». Nei suoi confronti, la stima è minima: «È scemo. Lo sanno tutti». L’unica preoccupazione per Elder sembra quella di tornare al più presto negli Stati Uniti, anche a costo di essere arruolato dai suprematisti bianchi in carcere: «Non mi importa della Fratellanza Ariana». Nelle parole del giovane non c’è spazio per il pentimento: «Sono venuto fin qui per cercare di essere una persona migliore. E ora sono il cattivo». L’omicidio del vicebrigadiere Cerciello sarebbe stata solo una fatalità: «quella notte, non è stata colpa mia. La mia vita è stata tutta una sfortuna», afferma Elder, che accusa nuovamente le forze dell’ordine: «A notte fonda, senza mostrare un distintivo, senza fare nulla per qualificarsi come poliziotto». Il giovane confida alla madre di voler cambiare generalità: «Pensavo a Xavier. È l’unica cosa che mi collega a questo caso: il nostro cognome». E immagina già nuove mete da visitare: «Forse in Russia, o in Germania. La Russia è fichissima. Sì, be’, di sicuro non viaggerò più con un coltello».