«Sei nera, lei non è tua madre perché è bianca, sei africana...
LA MAMMA
«Mai avrei pensato - racconta la madre, giornalista, di cui non si riporta il nome per tutelare la privacy della piccola - che a soli 6 anni sarebbe arrivato il bullismo. Io non so se serva questa parola o basti chiamarla crudeltà. Bisogna essere crudeli per far soffrire un bimbo e se è vero che i bambini non hanno colpe è vero che qualcuno dovrebbe educarli, formarli,coltivare in loro valori e sentimenti invece di riempire le loro vite di cose, attività, feste e festicciole per ogni stupidaggine, device e tablet in cui liberi vedono qualsiasi cosa. Desidero che mia figlia sia fiera, consapevole e non smetta di avere speranza e credere nei sentimenti. Quello che un bullo non può sopportare è che la vittima continui a non diventare come lui . Così il silenzio di quei genitori fintamente perbene mi dice chi sono io e chi sono loro, che magari hanno anche battezzato i figli per educarli ai bei valori del cristianesimo. Devono esserci strumenti di controllo, i genitori non possono diventare padroni dentro la scuola rendendo evanescenti gli insegnanti».
Studente picchia professore dopo un rimprovero, l'insegnante colpito al volto durante una lezione
I FATTI
«La istigavano anche ad avere comportamenti violenti, doveva essere cattiva affinché, terrorizzata, potessero controllarla a distanza con dei chip sotto pelle. A questo gruppetto minoritario si aggiungeva anche la restante parte della classe per lo più femminucce. Mia figlia unica, socievole, sempre aperta agli altri - aggiunge ancora la mamma - si è vista tagliata fuori e per non restare sola è finita in balia di questo gruppo: per farsi accettare si è man mano uniformata a queste condotte, maturando però rabbia e frustrazione per le continue denigrazioni a cui era sottoposta. In estate la bambina era arrivata a vestirsi con abiti invernali per coprire la pelle, a indossare un cappello h24 per coprire i suoi capelli afro, ad abbigliarsi da maschio perché lei era una femminuccia brutta, a chiedere di rasarsi i capelli, a cambiare il suo nome con gli amichetti della spiaggia in quello di maschio. Era arrivata a volere insisstemente il piumino ad agosto e non ha più toccato un vestitino da femminuccia vanitosa quale era sempre stata».
LA SCUOLA
«La scuola ha sempre risposto ai nostri colloqui derubricando e spiegando la questione in termini di "vivacità" di un gruppo cui la piccola si era unita e invitavano a pazientare per la migliore integrazione. Nulla però sapevano o chiedevano di come fosse prima di entrare in quella scuola». E c'è dell'altro: l'atteggiamento indifferente delle famiglie. «Un aspetto ignobile è stata l'omertà e il silenzio totale delle famiglie, nessuno ha chiesto perché cambiasse scuola, a parte 2 mamme, ma la classe era costituita da 26 bambini...Silenzio, indifferenza come se avessero espulso il verme dalla mela. A questo scenario si aggiunge anche il sospetto che nei bagni questi bimbi mostrassero parti intime, giochi evidentemente senza controllo degli adulti».