RIETI - Schiacciati dalle macerie della casa parzialmente crollata a Sommati di Amatrice, dove erano arrivati solo la sera precedente il terremoto del 2016. Vittime due coniugi irlandesi e un ragazzo inglese di 14 anni, per la cui morte la procura aveva ottenuto il rinvio a giudizio di tre tecnici, coinvolti a vario titolo nei lavori di ristrutturazione dell’edificio, con le accuse di omicidio plurimo colposo e disastro colposo, ma al termine di un lungo processo sono stati tutti assolti in tribunale dal giudice monocratico Claudio Prota, «perché il fatto non sussiste» (motivazioni entro 90 giorni), così come anche il pubblico ministero aveva sollecitato al termine della sua requisitoria.
Il collaudatore delle opere, Marco Salvetta, 57 anni, di Amatrice (difeso dall’avvocato Massimino Luzi), la progettista architettonica e direttrice dei lavori, Francesca Ambrosi Sacconi, 57 anni, origini indiane ma residente in provincia di Ascoli Piceno, (assistita dall’avvocato reatino Andrea Santarelli), come anche Maria Elena Cagnetti, 46 anni, progettista strutturale dell’opera (avvocati Vando Scheggia e Maria Elvia Valeri), si sono dovuti difendere da imputazioni scaturite da una serie di presunte omissioni messe in relazione agli interventi effettuati a Villa Olivia, un edificio storico della dell’800, per l’ampliamento del portico e di altre parti.
La vicenda. La struttura, però, non resistette alla violenta scossa di terremoto e, crollando nei piani superiori, provocò la morte di William Gotley Henniker, 55 anni, di sua moglie Maria Eleonor Taviani, 51 anni, e di Marcos Burnett, 14 anni, in seguito alle gravi lesioni da schiacciamento riportate.