“Non succede, ma se succede...”, dice il celebre tormentone. Ed è un po' un tormentone anche la voce, pubblicata ieri dalla Verità, che vorrebbe nientemeno che Mina, la tigre di Cremona, alla guida del prossimo Sanremo.
LA BATTUTA
L'ipotesi di Mina a Sanremo, su cui si stare lavorando in Rai (nessun commento ufficiale alle voci), consentirebbe al Festival di voltare pagina, dotandolo di una guida dall'indiscutibile autorevolezza, e spazzando via l'eredità di Amadeus, ormai atterrato al Nove. Una sorta di scacco matto per l'azienda, indirettamente confermato giovedì sulle pagine del settimanale Oggi da Luca Josi. Giovane socialista al seguito di Craxi, opinionista tv e brillante capo della strategia creativa di Tim fino al 2021 (fu lui a fare di Mina per cinque anni la “voce” degli spot) Josi dice che «dopo anni di tentativi e di esplorazioni siamo con lui (Massimiliano Pani, il figlio di Mina, ndr) riusciti a dar vita a un progetto che riporterà in tv la figura e l'immaginario fantastico di Mina. Non abbiamo mai pensato a un biopic (…). Ne è nato un progetto che, trovata la sua forma, ha cominciato da subito a correre. A presto».
L’OLOGRAMMA
L'artista, 84 anni, ritiratasi dalla vita pubblica nel 1978, è apparsa l'ultima volta a Sanremo nel 2018, sotto forma di ologramma (un’idea di Josi): cantò la cover di Another day of sun, dal musical La La Land, nella serata finale del Festival condotto, allora, da Claudio Baglioni. Ma la prima volta che il suo nome fu associato alla kermesse risale addirittura al 2012, quando, su Vanity Fair, provocato sulla possibilità di affidare la direzione artistica a sua madre, il figlio di Mina rispondeva: «Se glielo chiedessero, e le dessero carta bianca, credo che accetterebbe». Era il 2012, pochi mesi dopo il secondo Festival di Gianni Morandi: nel 2013 sarebbe arrivato Fabio Fazio.
L’APERTURA
Furono due ottime annate per gli ascolti – ottavo e settimo miglior festival della storia - che fecero cadere nel dimenticatoio quelle parole. Nell'aprile del 2019, tuttavia, Massimiliano Pani riprende il discorso proprio sulle pagine del Messaggero. «Se la Rai le chiedesse di scegliere i brani in gara, e le permettesse di mantenere la sua visione artistica, credo proprio che accetterebbe». Stavolta la macchina sembra mettersi in moto. Il giorno successivo all'intervista, l'allora ad Rai Fabrizio Salini si dice interessato «all'apertura» della cantante, lasciando intendere la volontà di approfondire il discorso «per ragionare insieme del futuro del Festival». Anche stavolta, però, l'idea non si concretizza. Il Sanremo successivo all'intervista – datata aprile 2019 – è quello del febbraio 2020: il primo dell'era Amadeus. Un regno giunto oggi al capolinea: il trono è vacante, e a sedercisi potrebbe essere una regina.