Intercettazioni, lo Stato non paga: 12 anni per i soldi. E l'azienda fallisce

Venezia: ditta di noleggio di registratori, nel frattempo finita in liquidazione, attende 210.000 euro dal 2012

Venerdì 1 Marzo 2024 di Angela Pederiva
Intercettazioni, lo Stato non paga: 12 anni per i soldi. E l'azienda fallisce
VENEZIA - Passa per Venezia il business delle intercettazioni. O meglio, sarebbe un affare per le imprese se lo Stato saldasse con puntualità il conto, stimato in 200 milioni annui. In realtà da un triennio l'Italia è sotto procedura di infrazione europea per il ritardo nel pagamento delle ditte che noleggiano i sistemi di registrazione all'autorità giudiziaria. È il caso ad esempio di un'azienda che è ormai finita in liquidazione, ma non è ancora riuscita a incassare i 210.000 euro che aspetta da 12 anni, a causa di una controversia sulla qualificazione giuridica di quella particolare fornitura: è o non è una transazione commerciale (e deve rispettare le regole comunitarie)? Ora a sciogliere il dilemma sarà la Corte di Giustizia dell'Ue, a cui la Cassazione ha rimesso la questione, nell'ambito di un procedimento partito in laguna. 


DECRETO INGIUNTIVO


La vicenda scaturisce da un decreto ingiuntivo del 4 maggio 2012, con cui il giudice ha intimato al ministero della Giustizia il versamento di 210.254,74 euro (più interessi e spese) alla Gmg Srl, come compenso per l'attività di noleggio di apparecchiature elettroniche per intercettazioni telefoniche e ambientali. Successivamente però il Tribunale di Venezia ha accolto l'opposizione ministeriale e la Corte d'Appello ha confermato questo orientamento, ritenendo che fra la Procura e l'impresa sussistesse un rapporto di tipo pubblicistico: «Nessun contratto di natura privatistica era stato stipulato tra le parti, anche per la mancanza, in capo ai sostituti procuratori della Repubblica, del potere di impegnare contrattualmente la pubblica amministrazione».
Cosa significa? A spiegarlo è la Cassazione, a cui si è rivolta la ditta creditrice.

In buona sostanza, fra il pm e l'imprenditore non c'è stata una transazione commerciale, bensì «una spesa straordinaria di giustizia sottratta alla libera contrattazione», tant'è vero che per tutelare «comprensibili aspetti di delicatezza e segretezza» di quel particolare servizio, il noleggiatore non è stato individuato mediante «procedura selettiva» ma attraverso «procedura negoziata, senza previa pubblicazione del bando di gara». In questo ambito viene dunque applicata la norma che prevede una generica liquidazione «senza ritardo» da parte degli uffici giudiziari.

 


I TEMPI


Sui tempi di pagamento, però, la pubblica amministrazione non brilla. Non a caso le direttive europee del 2000 e del 2011 hanno «posto l'accento sulla necessità di intensificare la lotta contro un fenomeno che mette a rischio la sopravvivenza di numerose imprese», prescrivono un termine di 30 giorni, che sale a 60 nel caso delle strutture sanitarie pubbliche. Queste indicazioni sono state recepite dall'Italia nel 2012, ma con una rilevante eccezione, così sintetizzata dalla Suprema Corte nella sua ordinanza: «La normativa nazionale sulle spese di giustizia esclude dall'ambito di applicazione della Direttiva il noleggio di apparecchiature per intercettazioni telefoniche nelle indagini penali».
Per questo lo scorso 16 novembre la Commissione europea ha deferito il nostro Paese alla Corte di Giustizia dell'Ue. È proprio ai giudici di Lussemburgo che ora la Cassazione ha chiesto di chiarire definitivamente la questione, partendo dal caso di Venezia e con una procedura accelerata, «stante il pericolo che si determini un danno irreversibile a scapito della società ricorrente», peraltro ormai in liquidazione visto che sono trascorsi 12 anni.

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