I giardini "segreti" di Venezia, da quelli lussuosi con affaccio in Canal Grande ai più nascosti sulle isole della laguna

Martedì 21 Maggio 2024 di Toto Bergamo Rossi Marco Bay
I giardini "segreti" di Venezia, da quelli lussuosi con affaccio in Canal Grande ai più nascosti sulle isole della laguna

VENEZIA - È da oggi in libreria "I giardini di Venezia", di Toto Bergamo Rossi con Marco Bay e fotografie di Marco Valmarana,, edito da Marsilio Arte. Toto Bergamo Rossi è direttore dell'associazione Venetian Heritage, Marco Bay è architetto paesaggista. Firmano i testi del volume, accompagnati dai suggestivi scatti di Marco Valmarana, che guidano il lettore alla scoperta di queste gemme verdi, luoghi privilegiati in cui natura, arte e storia si intrecciano. Il volume costituisce un vero e proprio viaggio tra i giardini di Venezia, dai più sontuosi custoditi nei palazzi nobiliari affacciati sul Canal Grande a quelli più vernacolari delle isole della laguna, raccolti e presentati sistematicamente attraverso un'indicizzazione per sestieri. Per gentile concessione dell'editore Marsilio Arte, pubblichiamo un estratto del capitolo iniziale.
Le coraggiose genti venete che si rifugiarono nell'estuario dell'insalubre laguna per fuggire e proteggersi dalle invasioni barbariche, dovettero modificare la natura degli isolotti argillosi, piantando pali di legno per costruire le fondamenta delle loro abitazioni.

Sempre con l'ausilio di tronchi d'albero e rami arginarono alcuni appezzamenti di terra, con l'intento di coltivare quelle preziose aree che avevano sottratto alle acque salmastre, per potervi coltivare alcuni ortaggi e ricoverare qualche animale domestico. La città si sviluppò seguendo il corso dei sinuosi canali che non erano altro che il delta dei fiumi che sfociavano in laguna. Nel corso dei secoli i veneziani riuscirono a deviare il corso dei fiumi tramite un sistema di ingegnose chiuse facendoli sfociare direttamente a mare. I fiumi portavano acqua dolce, ma anche la malaria e immettevano troppa sabbia nei delicati fondali della laguna. Non a caso all'inizio del Cinquecento il governo della Serenissima istituì il Magistrato alle Acque con l'intento di salvaguardare il fragile ecosistema della laguna di Venezia.

IL COMMERCIO

Le avversità naturali del luogo e l'instabile situazione politica dell'Italia medievale, suddivisa in piccoli stati sempre in guerra tra di loro e costantemente soggetta a dominazioni straniere, costrinsero i veneziani a navigare verso il Medio Oriente, dove fecero fortuna con il commercio. Costantinopoli era la capitale dell'impero romano e i veneziani vollero emularne lo splendore. Nel 1204 la conquistarono e la saccheggiarono. I Polo arrivarono in Cina nel terzo quarto del xiii secolo, seguendo le vie della seta e il giovane Marco divenne consigliere dell'imperatore mongolo Kublai Khan. Marco Polo riportò con sé alcune importanti "novità" botaniche, come le piante di sandalo, la cannella, l'aloe e il rabarbaro. In questo periodo si costruirono le case "fondaco", ovvero dei palazzi dove oltre alle dimore dei ricchi mercanti affacciate sui canali della Serenissima, trovavano luogo anche i depositi delle preziose mercanzie, l'amministrazione delle imprese famigliari e vi si svolgeva l'esposizione e la vendita. Crocevia tra il Medio Oriente e il Nord Europa, Venezia si arricchì enormemente. Arrivarono stoffe, pietre preziose e spezie. Tra la fine del Trecento e l'inizio del secolo successivo la Serenissima fu il più importante centro commerciale d'Europa. Contornata dalla laguna e senza periferia, la città si sviluppò enormemente con un tessuto urbano fitto, tipico delle città gotiche, ma senza mura difensive perché era naturalmente protetta dalla sua laguna; era retta da un lungimirante e stabile governo che dominò l'Adriatico per ben dieci secoli.
Rari erano gli spazi verdi e gli ortaggi per il fabbisogno quotidiano venivano coltivati nelle isole della laguna intorno a Venezia. In questo periodo le farmacie e i monasteri svolgevano un importante ruolo atto allo studio della botanica. Le piante medicinali venivano coltivate nei piccoli giardini degli speziali o nei cortili dei monasteri, dei veri e propri giardini dei semplici. Venezia nel Cinquecento era la capitale dell'editoria, in primis con Aldo Manuzio. In quegli anni furono pubblicati numerosi saggi illustrati dedicati alla botanica che riscossero un grande successo.
Seconda solamente a Bologna, la città di Padova vanta un'antichissima tradizione universitaria. Padova era retta dalla signoria dei Carraresi e diventò parte dei domini della Serenissima dal 1405. L'antica università patavina fondata nel 1222, non fu mai trasferita nella capitale della Repubblica, e continuò a crescere diventando uno degli istituti più rinomati d'Europa. Nel 1545 Daniele Barbaro ideò il primo Orto botanico dell'Università di Padova, che dal 1997 è iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco con la seguente motivazione: «L'Orto botanico di Padova è all'origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l'ecologia e la farmacia».
Sulla pianta di Venezia a volo d'uccello, eseguita da Jacopo de' Barbari nel 1500, sono raffigurati alcuni giardini di palazzo sul versante sud dell'isola della Giudecca, collocati nel retro degli edifici. Questa tipologia di giardino organizzata con un disegno che si estende in asse con il palazzo, fu per tre secoli il modello del giardino veneziano. Dall'androne del palazzo si accedeva alla corte pavimentata con masegni, la quale ospitava il pozzo con la sua cisterna per la raccolta dell'acqua; la corte era divisa dal terreno coltivato a giardino tramite un basso muro sul quale due sculture, o due elementi architettonici, indicavano l'accesso all'area coltivata. Quest'area, soprattutto durante il XVI secolo, era attraversata da una pergola di vite. Le navi dei veneziani continuarono a portare in laguna diversi esemplari di piante rare, ma la scoperta delle Americhe e le nuove rotte marittime che attraversavano l'Atlantico indebolirono i commerci dei veneziani decretando il declino e la fine della Serenissima due secoli dopo.

AMMIRATO

Molto ammirato era il giardino dei Corner della Regina in rio della Croce alla Giudecca, per la collezione di rarità botaniche provenienti dalle isole greche e da Cipro, piante che venivano apprezzate e studiate dai docenti dello Studio di Padova. I Corner coltivavano anche un altro celebrato giardino nell'isola di Murano, dove avevano innalzato un casino a guisa di villa palladiana, demolito all'inizio dell'Ottocento. Sul Canal Grande di Murano sopravvive, seppure in pessime condizioni, il casino Trevisan, magnifico palazzo eretto probabilmente dall'umanista Daniele Barbaro verso il 1570, con un possibile coinvolgimento di Andrea Palladio. Sul retro del palazzo si estendeva un giardino che giungeva fino alla laguna ed era decorato da una loggia che divideva il giardino formale dal frutteto. Le isole della Giudecca e di Murano erano i luoghi di svago preferiti dai patrizi veneziani: potevano trovarvi rifugio in breve tempo tramite una gondola per fuggire dalla calura estiva, oppure per godere di poche ore di privacy nei luoghidi "delizia", evitando di intraprendere un faticoso viaggio verso le tenute in terraferma. Queste isole, meno popolate rispetto a Venezia, avevano ancora ampi terreni affacciati sulle calme acque della laguna che ben si prestavano alla villeggiatura in città.

Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 09:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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