Imoco Volley. Intervista a Khalia Lanier: «Papà era la mia spalla, gioco con il 16 in suo onore» - Foto

Martedì 19 Dicembre 2023 di Francesco Maria Cernetti
Imoco Volley. Intervista a Khalia Lanier: «Papà era la mia spalla, gioco con il 16 in suo onore»

CONEGLIANO (TREVISO) - Per molti appassionati di basket il cognome Lanier è quasi un'istituzione e rimanda al grande Bob, prima scelta assoluta al Draft Nba dei Detroit Pistons nel 1970 scomparso l'anno scorso, un giocatore generazionale sia per i numeri in campo che per il numero di scarpe. Già, perché curiosamente Bob, centro da doppia doppia di media nella lega professionistica americana, è entrato nella Naismith Hall of Fame tanto per le sue qualità quanto per la lunghezza dei suoi piedi, precisamente una taglia 22 (misura Usa). Scarpe figurativamente difficili da riempire, ma sua figlia Khalia ha tutta l'intenzione di mantenere la dinastia Lanier, seppur in un altro sport, la pallavolo.

Khalia è arrivata a Conegliano quest'estate da Bergamo con un curriculum di tutto rispetto, figurando per tre stagioni consecutive nella top 10 dei punti segnati in campionato e, dopo un rapido periodo di ambientamento in una realtà di primissimo livello come la Prosecco Doc Imoco, sta continuando a prendere sempre più spazio e importanza nelle scelte di Daniele Santarelli.


Avere un mentore così nella propria famiglia ha raffigurato un punto fermo nella crescita umana e professionale di Khalia?
«Devo dire che di pallavolo capiva ben poco (ride, ndr), ma avere qualcuno accanto che aveva vissuto un'esperienza sportiva di livello è stato fondamentale, ad esempio affrontare l'allontanamento da casa per seguire il proprio sogno. È sempre stato una grande spalla per me, mi ha aiutato molto negli alti e bassi, aiutato nel comprendere tante cose e su come gestire questa vita, non dandomi consigli su cosa fare di pratico sul parquet, quanto piuttosto in tutte le altre sfaccettature».


Ha mai pensato di seguire appieno le orme di suo padre con la pallacanestro?
«Da piccola ho iniziato proprio con il basket, ma mi sono resa conto che sarebbe stato difficile ritagliarmi uno spazio personale con un cognome così. E se devo essere sincera non mi ha mai fatto impazzire prendere sportellate o il contatto fisico in generale che c'è nel basket (ride, ndr). Ho provato tanti sport: basket, softball, calcio, un po' di tutto. Mia sorella più grande giocava a pallavolo, e anche lei per me ha sempre rappresentato un grande punto di riferimento, andavo spesso a vedere le sue partite e mi sono appassionata a questo sport».


Lei indossa il numero 16, lo stesso di suo padre: ovviamente non è un caso.
«Esatto, e ce l'ho anche tatuato sul retro del collo. Penso che lui abbia scritto pagine importanti indossando il numero 16: Hall of Fame e maglia ritirata da entrambe le squadre con cui ha giocato. Per me poter indossare una maglia con il suo cognome e il suo numero è un grande onore, è qualcosa che mi porto dentro e che condividerò con lui per sempre».


Passando a lei, chi è Khalia Lanier fuori dal campo?
«Una persona buffa, penso che le mie compagne potrebbero descrivermi come la pazzerella del gruppo. L'anno scorso ho preso una cagnolina e l'ho chiamato BG come la targa di Bergamo, ed è diventata subito la mia vita. Mi piace molto uscire con lei appena posso, poi passo molto tempo a leggere libri e guardare serie Netflix. Dopo il college sono cambiata, sono diventata una persona che sta tanto tempo a casa, mi basta una buona cena per stare bene».


La sua giornata tipo quando non ha partita o allenamento?
«Mi sveglio comunque presto per portare BG fuori, poi mi piace molto cucinare, anche se odio pulire dopo. Poi, come dicevo, mi piace molto rilassarmi, che sia leggendo, ascoltando musica o guardando la tv, insomma mi godo la giornata».


Il primo anno lontano da casa nella stagione 2019/20 per lei non dev'essere stato facile, tra ambientamento e Covid.
«Sì, sul momento è stato davvero difficile trovandomi praticamente nell'epicentro della pandemia, ma è stata una situazione in cui ho comunque creato amicizie vere e durature. È stato un periodo che nelle difficoltà mi ha aiutata molto a crescere come persona, ad apprezzare le piccole cose quotidiane».


Ha vissuto una breve esperienza anche a Portorico, come la descriverebbe?
«Spettacolare, ovviamente il livello non è quello del campionato italiano, è stato un periodo in cui sono riuscita a godermi lo sport nella sua essenza pensando a divertirmi in campo».


Poi è arrivata Conegliano, e con la Supercoppa ha conquistato il primo trofeo della sua carriera di club, dopo le medaglie con le selezioni giovanili degli Stati Uniti.
«È stato bellissimo ed emozionante anche solo scendere in campo per una partita di questa importanza, figuriamoci toccare il trofeo con mano al termine. Essere in questa città e in questa squadra è qualcosa che ogni giorno mi riempie di gioia, condividere lo spogliatoio con grandi campionesse, cercare di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo. Conegliano poi è una bellissima città, e non posso escludere di rimanere qui ancora a lungo, se la società vorrà che io resti qui lo farei volentieri, mi piace creare legami con tutto l'ambiente e qui ho trovato qualcosa di speciale sotto tutti i punti di vista».

Ultimo aggiornamento: 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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