Lega, Marcato "silente" ma raccoglie le firme. Congresso veneto, l'assessore scioglie le riserve

Martedì 20 Giugno 2023 di Alda Vanzan
Roberto Marcato

Roberto Marcato ha iniziato ieri pomeriggio a raccogliere le firme tra i 470 delegati.

Significa che si candiderà alla segreteria regionale della Lega-Liga Veneta e che sabato, quando si svolgerà il congresso, sarà davvero in campo, come ha sempre detto? O si tratta di una mossa tattica che non comporta l'automatica candidatura? Le risposte oggi alle 12, giorno e ora stabiliti dallo stesso assessore regionale allo Sviluppo economico per una conferenza stampa che chiuderà la "pausa di riflessione" durata quattro giorni. Da venerdì, quando ha saputo che i suoi sponsor e i suoi amici (uno su tutti, il trevigiano Dimitri Coin) dopo averlo incitato a correre lo piantavano in asso per appoggiare l'ex sottosegretario Franco Manzato nella sfida contro il commissario Alberto Stefani, Marcato ha scelto il silenzio. «Deciderò martedì mattina», avrebbe detto ai suoi. Ma, a sorpresa, ieri pomeriggio lui e i suoi più stretti sostenitori hanno cominciato a raccogliere le firme tra i delegati congressuali. Gliene servono almeno 60 per presentare la candidatura. «Sennò me copo», aveva detto ridendo qualche giorno fa a chi gli chiedeva se sarebbe stato in grado di raccogliere le sottoscrizioni. Ma il punto è: sarà in corsa? e ci sarà anche Manzato?


RICANDIDATURE
Nell'attesa, in casa della Lega è un fiorire di congetture, analisi pressapochistiche, soprattutto amare considerazioni. Come queste: "Se avessero fatto votare i militanti, cioè tutta la base, Marcato avrebbe vinto col 70-80%", "Se Marcato si ritira non ci resta che votare Manzato", "No, Manzato è l'anti-Zaia e non è neanche anti-Salvini", "Ma dello strapotere padovano dei salviniani non se ne può più, si sono presi quattro parlamentari e gli unici due incarichi di governo", "Quelli che hanno mollato Marcato sono traditori", "Ma Manzato è più attrattivo", "Tanto vince Stefani". Raccontano, poi, che alla riunione dei delegati di Treviso, ieri sera, siano volati stracci, con Sonia Fregolent - l'ex senatrice che aveva preso il bonus da 240 euro per i centri estivi del figlio - "scatenata" contro il commissario.


Una cosa certa è che gli equilibri congressuali non saranno ininfluenti ai fini delle prossime elezioni. L'anno prossimo le Europee: 4 gli uscenti, solo 2 i posti sicuri stando alle proiezioni. Fuori Toni Da Re e Paola Ghidoni, sicuro Paolo Borchia, pare anche Rosanna Conte. Così dicono. E questo spiega - triste ma plausibile - l'imbarazzo di alcuni nel non schierarsi. Per le Regionali, poi, la mannaia sarà ancora più dura: senza Zaia ricandidato, i 34 attuali consiglieri leghisti non torneranno al Ferro Fini neanche con un miracolo. E poi c'è il posto alla destra di Salvini: attualmente sono i tre i vicesegretari federali, i lombardi Giancarlo Giorgetti e Andrea Crippa più il veneto Lorenzo Fontana. Da quest'ultimo, in quanto presidente della Camera, i più si attendono le dimissioni e pare che Salvini voglia sostituirlo con Alberto Stefani. Le due cariche - se sarà eletto segretario regionale - non sono incompatibili. Ma la scelta potrebbe mutare: dipende da cosa succederà al congresso veneto di sabato allo Sheraton di Padova. Una situazione che pochi immaginavano così ingarbugliata. Il quadro sarà chiaro domani alle 8, quando scadrà il termine per la presentazione delle candidature.


I MOROSI
Quanto ai lavori congressuali, sabato non ci sarà Salvini. Ad assumere la presidenza dei lavori sarà un suo delegato. Non voteranno i morosi e gli espulsi. A quanto raccontano in via Bellerio, non solo il ricorso di Massimiliano Bertazzolo, ma anche quelli di Fabrizio Boron e Tiziana Gaffo contro le espulsioni non sono stati accolti. Boron ieri diceva di non aver avuto comunicazioni al riguardo. Da ultimo i morosi: a rischiare di non partecipare al congresso sono tre consiglieri regionali.

Ultimo aggiornamento: 16:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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