PADOVA - «È una persona di 73 anni, che ha avuto negli ultimi 30 una condotta irreprensibile e che è stata recuperata socialmente, altro che delinquente abituale e socialmente pericoloso» così l'avvocato Giovanni Ceola ha parlato di Luigi Bergamin, ex militante padovano dei Proletari armati per il comunismo che si è costituito in Francia dopo l'ormai noto blitz del 28 aprile scorso, nell'udienza con al centro il ricorso della Procura milanese contro la dichiarazione di «estinzione» per prescrizione della pena di 16 anni e 11 mesi per l'ex terrorista.
La Corte d'Assise di Milano, infatti, l'11 maggio scorso ha dichiarato prescritta la pena per Bergamin, condannato per concorso morale negli omicidi del maresciallo Antonio Santoro e dell'agente Andrea Campagna (già prescritta nel 2008), avvenuti nel '78 e nel '79. E il pm Adriana Blasco ha presentato «opposizione» contro questa decisione. Dopo l'udienza di discussione di oggi, 13 luglio, sempre davanti alla Corte d'Assise presieduta da Ilio Mannucci Pacini, nei prossimi giorni arriverà la decisione.
Nel caso di una conferma, la Procura potrà ricorrere in Cassazione.
CHI E' LUIGI BERGAMIN
Luigi Bergamin nato a Cittadella il 31 agosto 1948, ha vissuto per quasi trent'anni con i genitori in via Ronchi, a Carmignano di Brenta. In quel periodo si è laureato in economia e commercio ed ha svolto anche il servizio di leva come ufficiale di complemento ad Udine. A metà degli anni Settanta si è trasferito a Cinisello Balsamo dove ha conosciuto Enrica Migliorati, vicina a "Prima Linea", che parteciperà all'omicidio del maresciallo Santoro. Insegnante di ragioneria al centro professionale "Martin Luter King" di Melzo, è stato uno dei principali animatori dei Pac. Sulle sue spalle giace ineseguita una condanna a venticinque anni per associazione sovversiva, banda armata, concorso in omicidio.
Il 28 settembre 1985 era stato arrestato dalla polizia di Parigi ma poi rimesso in libertà. A distanza di qualche mese era nuovamente finito nella rete degli investigatori transalpini: dopo otto giorni di carcere aveva però ottenuto la libertà vigilata in attesa della richiesta di estradizione avanzata dal Ministero di Giustizia. Ma ancora una volta era riuscito a farla franca. Riarrestato nel dicembre 1990, la chambre d'accusation francese aveva negato l'estradizione.