FELTRE - La legge è dalla sua parte, ma il cuore e il buonsenso porterebbero a schierarsi dall'altra. Lui è il vicino che causa dopo causa sta facendo abbattere pezzo per pezzo la casa di Diana De Paoli, 67enne di Lasen che abita sola con una figlia affetta da patologie.
NUOVA MAZZATA
Ora un nuovo precetto: altri 16mila euro di spese dell'impresa che ha abbattuto le parti di casa finite nel mirino e parcella legale. Il vicino vuole i soldi con urgenza tutti e subito. La donna deve pagare entro 10 giorni il conto e rischia di perdere la casa: non ha nulla solo quel bene che potrebbe essere aggredito dal creditore. Assistita dall'avvocato Liuba D'Agostini, Diana De Paoli ha chiesto di poter saldare il debito a rate. «No: avete 10 giorni di tempo», è stato riferito dall'avvocato controparte.
LA PROTESTA
Disperata Diana De Paoli non sa più a chi rivolgersi: ha provato a bussare a tutte le porte, non solo banche ma anche in chiesa. Sta pensando di mettere in atto una protesta plateale per chiedere aiuto. «Sono disperata - dice De Paoli -: io e mia figlia siamo in ostaggio di questa persona che da 23 anni ci sta rendendo la vita impossibile. Esprimo questo disagio pubblicamente: qualcuno ci dia una mano, non possiamo vivere così. Ci sono molti modi per portare alla morte una persona: questo è una di quelle». Rischia di perdere tutta la casa con questo atto di precetto: la speranza è di riuscire ad ottenere un prestito per 350 euro al mese, che porterebbe però a rimanere con ben poco per vivere.
LA BATTAGLIA
Lo scontro più grande si è combattuto su una causa che ha riguardata la cappa di un camino che secondo il vicino sarebbe andata sopra per 2-3 centimetri su un suo passaggio. Poi la finestra del bagno che secondo lui si affacciava sul suo giardino e 8 centimetri di un parapetto che sforavano sempre nella proprietà. In tre gradi ha avuto ragione. «Si trattava di una questione di centimetri: le distanze legalmente erano violate, ma era veramente una questione di buon senso - afferma l'avvocato Liuba D'Agostini -. Non si può dire che non sia stata applicata la legge: le sentenze ci sono, ma sembra quasi un accanimento». Ora il nuovo capitolo sulle piantine: una vicenda giudiziaria giudicata inammissibile inizialmente dal Tribunale, poi portata in un vero e proprio processo. Il vicino chiede tramite il proprio avvocato di condannare la donna «a cessare ogni turbativa e molestia all'uso della corte comune». Chiede anche un risarcimento del danno di 5mila euro.