Regionali Abruzzo, chi ha vinto e chi ha perso: l'exploit di Forza Italia e il crollo dei Cinque Stelle

Marco Marsilio è stato riconfermato presidente della regione Abruzzo per la seconda volta. Ma tra i vinti e i vincitori c'è chi ha vinto e perso molto di più

Lunedì 11 Marzo 2024 di Monica De Chiari
Abruzzo, chi ha vinto e chi ha perso (molto di più)

And the Oscar goes to …Marco Marsilio, riconfermato per un secondo mandato come presidente della Regione Abruzzo. E con lui può tirare un sospiro di sollievo Giorgia Meloni perché la crisi, o le difficoltà, del centrodestra al governo, almeno per ora è stata scongiurata. Ma non tutti hanno brillato nello schieramento che ha riconquistato la Regione, cosi come nel centrosinistra sconfitto, ad un Pd che ha ottenuto un buon risultato, si contrappone un M5S in pesante caduta. Per la Lega l’Abruzzo scrive una pagina con qualche punto in meno e forse qualche chiaro scuro, ma con un centrodestra che ricoferma la sua efficacia quando si parla di unione d'intenti dopo la Sardegna. «Nella vittoria del centrodestra, con un buon risultato per la Lega. Grazie Abruzzo, avanti col buongoverno per altrio cinque anni!», commenta il leader leghista Matteo Salvini

 

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L'exploit di Forza Italia 

Ma la rivoluzione che l’Abruzzo ha portato con se è un’altra ancora, e si chiama Forza Italia. Il Carroccio ha conquistato solo il 7,56%, piazzandosi al terzo posto dopo Fratelli d’Italia (24,1%) e dopo la novità di un Forza Italia che con il 13,44% ottiene quasi il doppio dei voti dei leghisti. Basta un confronto per capire il valore politico di un tale risultato: alle Regionali del 2019 la Lega aveva ottenuto il 26% mentre gli azzurri si erano attestati sull’8,6%. Alle Politiche del 2022, invece, il Carroccio aveva già subito il sorpasso: FI all’11,1%, Lega all’8,3%. Ora le distanze si sono ulteriormente allargate, nonostante l’attivismo di Salvini che nei giorni scorsi ha battuto in lungo e in largo l’Abruzzo con sopralluoghi e visite anche in località sperdute. Un attivismo che, tuttavia, non ha pagato. E il commento del leader («Bella vittoria del centrodestra, con un buon risultato per la Lega che supera i 5Stelle e sinistra malamente sconfitta. A dispetto dei profeti di sventura, grazie Abruzzo, avanti col nostro buongoverno per altri cinque anni!»), di solito molto generoso sui social, dà la misura della botta subita. Che nelle prossime ore riscalderà ulteriormente gli animi. Per Fratelli d’Italia e Forza Italia, invece, i risultati abruzzesi sono confortanti. Il partito di Meloni perde qualche punto rispetto alle Politiche (passa dal 27,7 al 24,1%) ma alla Regionali c’era anche la lista Marsilio presidente (uomo vicinissimo alla premier) che ha conquistato il 5,72% (nel 2019 FdI prese il 5%). Degli azzurri si è detto, il dato mostra una crescita sia rispetto alle Regionali 2019 che alle Politiche 2022, insomma il risultato migliore che il nuovo segretario Antonio Tajani potesse immaginare.

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Le opposizioni 

Sull’altro fronte, il Pd con il 20,3% fa segnare una crescita sia rispetto alle precedenti Regionali (era all’11,9%) che rispetto alle Politiche (16,6%).

Chi, invece, subisce un pesante stop, servito inoltre ad annullare l’euforia per il successo di Alessandra Todde in Sardegna, è il Movimento 5 Stelle che si ferma al 7%, quando alle precedenti Regionali aveva ottenuto il 24%, mentre alle Politiche il 18,4%. Una pagella politica che porta in superficie esiti diversi da quelli che ci si poteva aspettare e che vede oltre ai vincitori e vinti, chi, sia da un lato che dall’altro, ha perso e vinto molto di più. Da una parte la coalizione di destra che ha riconfermato all’ultimo la forza della sua unità, registrando però un netto cambio di equilibri interni che potrebbe causare un effetto a valanga per la Lega anche nelle regioni dove è da sempre più radicata. Dall’altra parte l’esperimento del campo larghissimo dimostra di essere più una formula matematica che politica, i cui risultati sono sicuramente più competitivi di un centrosinistra diviso, ma non per questo certi, l’effetto Sardegna è solo la Sardegna, almeno per ora. Il Partito Democratico se non soddisfatto può dirsi stabile nelle sue posizioni, il terzo polo non ha ancora trovato la sua dimensione e la sua identità locale, mentre il Movimento 5 Stelle ha pagato il prezzo più alto di tutti, non solo nei confronti dei suoi alleati, ma più di tutto degli elettori, il cui voto mancato segna uno scollamento che dovrà essere recuperato se si vuole competere ancora, anche e soprattutto all’interno del campo largo. In vista delle elezioni Europee c’è chi ora sembra avere la strada un pò più spianata di prima e chi invece ha davanti una salita, ma chissà, di regioni che possono cambiare lo scacchiere ancora una volta ce ne sono, e il 2024 elettorale è appena iniziato.

Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 15:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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