Muore contro la catena tesa tra gli alberi, l'amico del motociclista: «Non era segnalata»

Martedì 19 Marzo 2024 di Tito Di Persio
Muore contro la catena tesa tra gli alberi, l'amico del motociclista: «Non era segnalata»

«Ho visto morire Damiano davanti ai miei occhi. È stata una scena terrificante».

Così Lorenzo, uno dei ragazzi che domenica stava facendo motocross con Bufo, il 25enne originario di Castiglione Messer Raimondo ma residente a Pineto, morto per essersi trovato la strada sbarrata da una catena d’acciaio tesa tra due alberi nella frazione di San Nicola a Bisenti. «Non è giusto morire perché qualcuno piazza una catena, poi in acciaio, in mezzo ad un sentiero senza nessun cartello per indicare il pericolo. Se la catena fosse stata in plastica, quelle che si usano adesso con le maglie bianche e rosse, oggi Damiano sarebbe tra noi, e invece no», sottolinea con forza e voce commossa, che subito dopo sfocia in pianto. Dopo qualche minuto, Lorenzo riprende fiato e ribadisce: «Ma come si fa a mettere una catena tesa fra due piante in mezzo ad una strada? Voglio solo far capire che Damiano non ha sbagliato nulla, era un ottimo crossista, ed è morto per colpa di qualcuno che ha fatto una cosa senza riflettere sulle conseguenze che poteva portare. Perché quella catena non era all’inizio o alla fine della via, ma quasi in mezzo».

Poi racconta che erano partiti la mattina presto a fare motocross in una zona che conoscevano bene. Quello sport era la loro passione, che lui come gli altri 5 ragazzi coltivavano da bambini e in questi posti andavano anche due o tre volte a settimana. «Domenica abbiamo affrontato i terreni più ripidi e pericolosi che c’erano», dice ancora, rendendo noto che avevano addirittura sceso lungo le rive del fiume, che si erano fermati a fare il pranzo al sacco e che stavano risalendo il margine per tornare a casa. «In quel posto non eravamo mai passati», confessa. E spiega che era una stradina fatta per il passaggio dei trattori e che quella catena era a circa 40 metri dall’inizio della strada. «Non c’era un segnale per avvisare dell’ostacolo, niente. Io e gli altri amici abbiamo solo visto Damiano in sella alla sua Honda 450, che era il primo, volare davanti a noi e sbattere contro un alberello, ma di quelli piccoli, che se ci metti il piede sopra lo rompi». Da qui, continua il racconto dicendo che si sono fermati e Damiano non rispondeva, quindi hanno allertato i soccorsi. Ma l’impatto violentissimo che avrebbe provocato una emorragia grave che non ha lasciato scampo al ragazzo deceduto nonostante i soccorsi immediati.

Il pm di turno, Monia Di Marco, ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, al momento contro ignoti. Poi ha disposto l’autopsia che si terrà oggi pomeriggio e ha incaricato l’anatomopatologo Giuseppe Sciarra di effettuarla. Domenica, subito dopo lo schianto, il Magistrato aveva disposto il sequestro della moto e della catena. E comunque si continua ad indagare. Ieri mattina i carabinieri del posto e della compagnia di Giulianova si sono recati nel comune di Bisenti per leggere le carte catastali e comprendere a pieno se quella strada era di proprietà privata o in parte pubblica. Ma stando a quanto si apprende, la strada è privata e quindi il proprietario del terreno è stato di nuovo ascoltato come persona informata sui fatti. Non è escluso che nelle prossime ore la situazione possa cambiare. E infine c’è il dolore di chi lo conosceva bene. «La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri». Così lo ricorda Vincenzo D’Ercole, il sindaco di Castiglione Messer Raimondo dove la famiglia del ragazzo aveva vissuto fino a qualche anno fa prima di trasferirsi a Pineto dopo aver venduto l’azienda agricola.

Ultimo aggiornamento: 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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