Partite Iva, patto col Fisco: in regola entro due anni e voti alle dichiarazioni. Ecco cosa cambia

Definito il funzionamento del concordato preventivo. Niente verifiche per chi aderisce. Sarà chiesto di raggiungere la valutazione 10 nella solidità fiscale. Due “rate” per adeguarsi

Martedì 19 Marzo 2024 di Andrea Bassi
Partite Iva, patto col Fisco: in regola entro due anni e voti alle dichiarazioni. Ecco cosa cambia

Nella foto in bell’evidenza campeggia una porzione di insalata. Ma il piatto principale, in realtà, è nelle tabelle e nei numeri che seguono nelle pagine successive. Sono i conti di un anonimo ristorante, dai quali emerge che il reddito da inserire nella prossima dichiarazione sarebbe di 15.418 euro. Ma secondo le stime del Fisco, se quel ristoratore volesse essere davvero in regola dovrebbe presentare una dichiarazione di 39.365 euro. Di che si tratta? È una delle primissime simulazioni del concordato biennale preventivo, il “patto” che sarà proposto a 2,7 milioni di Partite Iva e imprese con redditi fino a 5 milioni e che entro il 15 ottobre di quest’anno dovranno accettare o rifiutare. 

Ma se diranno di no alla proposta del Fisco, finiranno in una sorta di black list di attività che saranno sottoposte a controlli più stringenti. Chi invece accetterà, avrà una serie di benefici, come una moratoria sugli accertamenti e rimborsi di imposta più rapidi. Qualche giorno fa la Commissione di esperti incaricata di definire gli aspetti tecnici della misura fortemente voluta dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, e inserita nella riforma fiscale, ha consegnato il documento finale. E le novità non sono poche. La prima è che le Partite Iva avranno due anni di tempo per “allinearsi” alle attese del Fisco.

In questo arco di tempo tutte dovranno raggiungere un voto 10, il massimo, negli Isa, gli indicatori sintetici di affidabilità, le pagelle che il Fisco dà alle Partite Iva.

La seconda novità è che il voto 10 dovrà essere raggiunto in due “rate” uguali: metà nel 2025 e l’altra metà nel 2026. Prendiamo l’esempio dal quale siamo partiti, quello del ristoratore. Per essere in regola, dovrà passare da 15.400 a 39.400 euro in due anni. Sono 24 mila euro di reddito in più da dichiarare. Di questi, dodicimila andranno fatti “emergere” nel 2025 e altri 12 mila nel 2026. Lo sforzo, insomma, non sarà indifferente. E va considerato che l’esempio riportato negli atti della Commissione di esperti, prende in considerazione un ristoratore che ha un indice di affidabilità di 6,15, la sufficienza piena insomma.

Un altro esempio riportato è quello di un ragioniere, di un perito o di un consulente del lavoro con un giro di affari di poco più di 70 mila euro. Il voto Isa è di 7,75. In questo caso il reddito che questo ipotetico ragioniere (o consulente) avrebbe dichiarato, è di 34.595 euro. Ma la proposta che gli arriverà dal Fisco sarà di 41.103 euro, in modo da farlo passare, sempre in due anni, dal 7,75 a un voto 10. Per chi ha voti più bassi nelle pagelle fiscali, per esempio un due, un tre o un quattro, di simulazioni per adesso non ce ne sono. Ma è evidente che lo sforzo richiesto per mettersi in regola sarà maggiore. 

IL PASSAGGIO

C’è pure un altro aspetto da prendere in considerazione. Anche chi oggi ha un dieci pieno in pagella, dovrà dichiarare qualcosa in più al Fisco nel 2025 e nel 2026. Come mai? Per tenere conto dell’andamento economico. Se il Paese cresce, è evidente che anche i proventi sono destinati ad aumentare. Questo incremento è stato provvisoriamente stabilito nello 0,6 per cento per il 2024 (la dichiarazione dei redditi 2025) e dell’1,1 per cento nel 2025 (per la dichiarazione dei redditi del 2026). Così, per esempio, un negozio di abbigliamento con 444 mila euro di ricavi, e con un dieci nella pagella fiscale, il prossimo anno dovrebbe dichiarare 57.124 euro, mentre il Fisco nel concordato biennale preventivo gli chiederà 58.157 euro, circa mille euro in più da spalmare sempre su due anni (è un altro degli esempi contenuto nel lavoro degli esperti). Come detto, la proposta del Fisco andrà accettata o rifiutata entro il 15 ottobre. La data non è casuale. Pochi giorni dopo il governo presenterà la sua manovra di Bilancio. Le risorse che arriveranno dal concordato finiranno nel fondo “taglia-tasse”, il salvadanaio creato per finanziare le misure della delega fiscale, a cominciare dal taglio dell’Irpef. Riconfermare le tre aliquote il prossimo anno costa 4 miliardi. Ma il governo ha anche intenzione di introdurre un nuovo modulo, una riduzione del prelievo per la classe media, quella che dichiara redditi fino a 55 mila euro. Al successo del concordato, insomma, è legato anche il prossimo taglio delle tasse. 

Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 09:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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