Ex Ilva, salta tavolo ArcelorMittal-governo: no ad aumento capitale, stop all'accordo

Palazzo Chigi incarica Invitalia a decisioni attraverso il team legale

Lunedì 8 Gennaio 2024
Ex Ilva, salta tavolo ArcelorMittal-governo: no ad aumento capitale, stop all'accordo

ArcelorMittal si sfila completamente dal rilancio di Ilva, voltando le spalle al governo che offriva una soluzione concordata che sembrava condivisa: ora si apre un negoziato legale Invitalia-Arcelor alla ricerca di una via d’uscita, tra cui una procedura concorsuale, come il commissariamento, facendo rivivere allo stabilimento di Taranto il déjà vu del dicembre 2014: l’amministrazione straordinaria partì il 14 gennaio 2015 con un accordo che garantiva azienda e dipendenti che nei mesi successivi furono trasferiti in una newco..

La soluzione del commissario potrebbe essere proposta domani dal governo ai sindacati: «Grave comportamento di Arcelor, ora il governo metta in sicurezza azienda e garantisca i lavoratori», si legge in un comunicato di Fim, Fiom, Uilm.


Questo scenario si apre nonostante Invitalia potesse salire in maggioranza avendo, però difronte una minoranza che si arrocca in difesa della governance, quindi dei diritti di veto senza rinunciare all’amministratore delegato. 


LE TECNICALITY
Nella riunione di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi con i ministri del Mimit Adolfo Urso, Affari europei Raffaele Fitto, Tesoro Giancarlo Giorgetti, Lavoro Elvira Calderone, il sottosegretario della Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, presente l’ad di Invitalia Bernardo Mattarella, l’ad del gruppo franco-indiano Aditya Mittal ha dichiarato una indisponibilità totale alle varie proposte dei ministri che erano state preparate dal team di Mattarella, dopo l’incontro tecnico di giovedì 4 che sembrava potesse far evolvere positivamente il negoziato che però doveva essere sigillato dal tavolo istituzionale.

Nel pacchetto di proposte di rafforzamento, c’erano la conversione del finanziamento da 680 milioni di Invitalia con Arcelor che ne ha messi 70 e avrebbe fatto salire il socio pubblico al 60%. Poi è stata proposta la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, «così da concorrere ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva», si legge nella nota di Palazzo Chigi. E la continuità produttiva significava un altro aumento fino a 1 miliardo per l’acquisto degli impianti. 


Il socio indiano si sarebbe diluito al 34% esercitando, però, una minoranza di blocco anche nella governance: per statuto di Acciaierie d’Italia holding, in assemblea straordinaria chiamata a votare una manovra sul capitale, serve un quorum del 77% quindi è necessario il voto a favore di Arcelor. E il socio estero ha annunciato di impuntarsi su tutto nel senso che non accetterebbe aumenti di capitale e non farà fare un passo indietro all’ad Lucia Morselli e non rinuncia agli altri poteri, paralizzando Acciaierie d’Italia. 


Fallita la mediazione, i ministri che hanno ritrovato una compattezza, si sono convinti che le chiacchiere stanno a zero. «Il Governo ha preso atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza, e ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale. Le organizzazioni sindacali - si legge ancora nella nota - saranno convocate dall’esecutivo per il pomeriggio di giovedì 11 gennaio».


IL PRECEDENTE DI NOVE ANNI FA
Quello che succederà ora dipende dall’esito del confronto legale che dovrebbe iniziare stamane, sapendo che da parte di Arcelor non c’è flessibilità a mettere altri soldi ma potrebbe concorrere a trovare una via d’uscita concordata. Potrebbe essere la stessa AdI a chiedere l’amministrazione straordinaria ma, se ci fosse ostruzionismo di Arcelor in consiglio, c’è pronto il decreto di Urso di fine dicembre 2022, convertito in legge a marzo 2023 che arma la mano di Invitalia. Il provvedimento detto anche norme sul cosiddetto commissariamento prevede, in particolare, che per le imprese che gestiscono stabilimenti di interesse strategico nazionale, l’ammissione immediata alla procedura di amministrazione straordinaria potrà avvenire su richiesta del socio pubblico che detenga direttamente o indirettamente almeno il 30%, difronte all’inerzia del cda. Oggi l’Agenzia per l’attrazione degli investimenti detiene il 38%.


Come nel 2015, una volta commissariata, con l’accordo di governo e sindacati si potrebbe lavorare a individuare un socio disponibile guidare una newco: allora era Riva, ora potrebbe essere Arvedi o qualcuno di Federacciai.
 

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Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 06:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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