«La scienza è la più grande delle avventure, permette di andare dove non si è mai stati e di scoprire risposte che danno un senso a chi siamo». Questa è la visione dell’astrofisica Ersilia Vaudo (60 anni), che il 22 novembre sarà a Roma, all’università Luiss Guido Carli, per partecipare al convegno “Women Economic Forum” (20-23 novembre).
Quando ha scoperto l’astrofisica?
«Ho avuto due privilegi da bambina: uno è stato di vivere a Gaeta dove ho interiorizzato un rapporto profondo con il mare e la natura, palestra di curiosità. L’altro è stato il contesto familiare stimolante: mia madre, biologa appassionata di scienza, ci incoraggiava a fare domande, rimarcando come tutte avessero valore, non ne esistevano di stupide o sbagliate».
Come la stimolava?
«Sui barattoli della cucina non lasciava le classiche diciture zucchero, sale o bicarbonato, scriveva le formule chimiche per incoraggiare me e i miei fratelli a comprendere che la natura ha tanti linguaggi. Così non ha creato una distanza o un senso di inadeguatezza con la scienza o con la matematica, ma la sensazione di un gioco».
Come mai ha scelto di studiare fisica?
«È una materia che ha un impatto unico sulla formazione dell’individuo: obbliga a lasciarsi dietro le spalle tutto ciò che si conosce. Le leggi di Newton sono solo un pezzettino di una realtà che ci contiene e dove accadono cose impensabili. Per me è stato un elemento di empowerment straordinario. Ero ragazza e venivo dal Sud: sapevo che se fossi riuscita a fare una scelta valutata difficile sarei stata più ascoltata, una delle motivazioni che dovrebbero far parte della scelta al femminile. Esiste una legittimità, una credibilità che deriva dalla scienza, che aiuta l’emancipazione delle donne. Ne parlerò al Wef».
Si riferisce al “Women Economic Forum”: orienterà le donne alla scienza?
«È interessante notare che nei Paesi dove c’è più gender equality come in Scandinavia sono ancora poche le donne che scelgono le materie Stem; in Paesi come la Tunisia o l’India, più del 50% delle ragazze sceglie queste materie. Il che potrebbe dimostrare come dove per le donne é più difficile affermarsi, possa esserci la consapevolezza che sono questi i settori che offrono una più grande emancipazione e indipendenza finanziaria».
Che cosa significa?
«Negli ultimi dati dell’Ocse sul divario di genere per le competenze in matematica tra adolescenti l’Italia precede solo la Columbia e il Costa Rica: siamo al 77° posto. A 15 anni le ragazze sono già tagliate fuori dalla scienza dei numeri, improbabile che studieranno ingegneria, fisica o informatica. Chi rimane fuori dalla matematica sarà più incline a delegare ragionamenti complessi, a irridere gli esperti, a non fidarsi della scienza: è una questione di tenuta democratica».
Per questo insieme a Giovanna dell’Erba e Alessia Mosca ha fondato l’Associazione “Il Cielo Itinerante”, che porta la scienza a bambini che vivono in aree di povertà educativa?
«Esatto. Da due anni guardiamo le stelle con i bambini che vivono in zone di disagio sociale e abbandono. Quest’estate insieme a dei professori di Stanford abbiamo realizzato dei campi estivi a Napoli, Roma e Milano. Parliamo di bambini che odiavano la matematica e che ora valutano l’idea di studiarla».
Di cosa tratta il libro “Mirabilis. Cinque intuizioni (più altre in arrivo) che hanno rivoluzionato la nostra idea di universo” edito Einaudi?
«Delle intuizioni che hanno capovolto e capovolgeranno la comprensione dell’universo».
Cosa consiglierebbe a chi volesse seguire le sue orme?
«Non dirò “ragazze perseguite il vostro sogno perché si avvererà”, non sempre c’è un mondo in grado di valorizzare e ascoltare. Il suggerimento è di domandarsi quale sia il proprio talento, senza rispondere condizionati dal linguaggio degli altri».