Mauro Repetto torna a teatro.
L'amicizia con Max Pezzali
C'è tanto Max Pezzali in questo spettacolo e ai loro sogni comuni. «A parte ridere e cantare ci sarà anche un tributo ai Bon Jovi. Io e Max, infatti, ragazzi di Pavia, di fronte all’impero milanese provavamo quello che, immaginavamo, potessero aver provato Jon Bon Jovi o Bruce Springsteen, entrambi originari del New Jersey di fronte all’impero di Manhattan, a New York. All’epoca c’era il sogno americano. Ascoltare ballad come Never say goodbye ci ha portato al pop e a scrivere Come mai immaginando che potesse averla scritta Bon Jovi. Ma anche Con un deca o Gli anni ascoltando Springsteen».
Mauro e Max inseguivano un sogno. «Avevamo la possibilità di fuggire grazie alla musica e ai film di Hollywood». Ma il sogno di Mauro poi è andato avanti: «Quando scrivevamo "Gli anni" pensavo a come andare a Parigi il giorno dopo alla Fashion Week a conoscere Brandy. Quindi era finita. Sapevo che era una canzone bellissima, ma con la testa volevo un’altra storia, “un altro posto e un altro bar...” e la mia onestà intellettuale mi impediva di stare lì. Forse io cercavo il sogno americano e questa ragazza che avevo visto sulle pagine dei giornali di moda».
Una ragazza che non ha mai conosciuto come ribadisce ancora al quotidiano Libero: «No. Ho conosciuto le sue amiche, ma con lei non sono mai uscito. Vabbè, l’ho inseguita per due settimane. Non è diventato un tormentone insomma...».
La reunion
Mauro e Max torneranno insieme? Una reunion degli 883 magari dopo lo spettacolo teatrale? La risposta lascia aperto uno spiraglio: «Quello che posso dirle e di cui sono sicuro è che io e Max non abbiamo mai realmente lavorato assieme. Abbiamo trascorso pomeriggi scrivendo tre album, ma è avvenuto prima del successo, per cui era un modo per passare il tempo. Appena la cosa è diventata un lavoro, ci siamo separati. Non ci sono problemi a livello d’amicizia. Mai abbiamo parlato di fare un nuovo pezzo assieme. Potrebbe strabordare, ma dovrebbe capitare, venire da sé. Non penso potrebbe essere... un lavoro normale».