Banksy da salvare a Venezia, si sta degradando il murale "Il bambino migrante" sul rio Novo

Giovedì 21 Settembre 2023 di Tiziano Graziottin
Banksy da salvare a Venezia, si sta degradando il murale "Il bambino migrante" sul rio Novo

VENEZIA - Si forma spesso un capannello di persone con lo sguardo fisso su quella casa malandata affacciata sul rio Novo, nella fondamenta a due passi dal ponte che collega Campo Santa Margherita a San Pantalon. Chi è venuto apposta, anche dall'altro capo del mondo, chi sorpreso dal fatto stesso di vedere un piccolo assembramento in un angolo tutto sommato anonimo di Venezia. "È un Banksy!" è la chiave che apre le porte della curiosità, il passaparola che risveglia dal torpore le carovane stanche di visitatori di passaggio.

Già, "un Banksy", una delle due opere presenti in Italia del messianico artista inglese (l'altra è a Napoli): il "bambino migrante", naufrago con un giubbetto di salvataggio e i piedi nell'acqua, con un razzo segnalatore in mano. Nell'interpretazione più pop è il messaggio che Banksy lancia sul tema - rovente in questi giorni - dell'immigrazione: un bimbo che sembra sprofondare nell'acqua (affatto casuale il parallelo con la città che ospita il murale), con una fiaccola in mano per accendere una riflessione collettiva ma soprattutto per illuminare una umanità sorda e cieca, ben allenata a volgere il capo dall'altra parte rispetto alla tragedia che si consuma nel Mediterraneo.

IL BLITZ NOTTURNO

L'iconico artista lo dipinse nel maggio 2019, nottetempo, e nel giro di quattro anni salsedine, intemperie e acqua alta (nei giorni della grande paura nel novembre dello stesso anno il bambino del disegno restò visibile solo dalla cintola in su) hanno fatto il loro quotidiano lavoro: i colori si sono sbiaditi, il fucsia del razzo è impallidito, il murale nel suo complesso non è più (ovviamente) vivido come nell'immediatezza della realizzazione. È quel che vuole Banksy, diranno gli esperti, nella consapevolezza che lo street artist di Bristol farebbe parte di quella schiera di writers contemporanei che rivendicano come elemento centrale della loro arte il progressivo degrado dei loro lavori (seguendo il destino dei graffiti di ogni età). Ma in città c'è chi si chiede se il "Bambino migrante" deve ineluttabilmente fare la stessa fine di tante altre opere in giro per l'Europa (sparite o danneggiate quelle in Germania, distrutta la prima creata a Napoli).
Tra i fautori di un intervento di "conservazione" del Banksy veneziano c'è un grosso calibro come Vittorio Sgarbi, sottosegretario ai beni culturali, che di passaggio in città per la mostra sugli esordi di Tiziano alle Gallerie dell'Accademia è stato netto: «Sì, per me un intervento di protezione andrebbe fatto. Sul valore dell'opera di Banksy possiamo avere tutti un'idea diversa ma non c'è dubbio che si tratti di un artista che con i suoi murales e i messaggi connessi sta segnando profondamente la nostra epoca. È un patrimonio della città e del Paese, ne parlerò anche col sovrintendente».

IL GRAND TOUR

Il murale come noto è stato dipinto a pelo d'acqua su una casa diroccata, privata, e questo pone un primo ordine di problemi, non facilmente superabili; a Napoli, per citare l'altro caso italiano, la famosa "Madonna con la pistola" è stata protetta su iniziativa di un paio di residenti nel quartiere (con tanto di affissione di singolare targa) ed è meta di un laico pellegrinaggio. Del resto gli appassionati pur di vedere un Banksy sono pronti a tutto e il grand tour tra i murales creati in mezza Europa non è culto ristretto a quattro adepti; qualche mese fa, per dire, Il Gazzettino intervistava Fabio Capello - allenatore ex Milan e Real col pallino dell'arte contemporanea - che raccontava di essere diretto a San Pantalon con meta proprio il "Bambino migrante".
Alberto Toso Fei, che su graffiti e murales apparsi nei secoli in centro storico ha sviluppato una poderosa ricerca insieme a Desi Marangon, non si appassiona invece al tema della conservazione: «Diciamo che sono agnostico, può dispiacere che il "Bambino naufrago" sul rio Novo di Banksy sia destinato al deterioramento (del resto pare che sia nella filosofia dell'artista) ma non è stato forse questo il destino di tanti altri lavori anche straordinari apparsi nel tempo sui muri della città? Sarei perplesso soprattutto su un intervento pubblico, se fosse invece il volano per un risanamento dell'intero edificio legato anche alla salvaguardia del murale e di un'opera anche economicamente preziosa sarebbe un ulteriore, significativo messaggio, pure ragionando da veneziano». Un'arte che rivaluta l'intorno; ne era certo consapevole quel cittadino di Bristol il quale aveva protetto con una teca lo stencil apparso su una casa di sua proprietà e messo pure l'allarme per evitare che malintenzionati potessero sfregiare "L'anziana donna che starnutisce", come accaduto in tante altre situazioni (ad Amburgo, per dire).

GLI ASPETTI ECONOMICI

Del resto, ça va sans dire, sottostante al ragionamento c'è pure un rilevante aspetto economico che ha portato più di qualche proprietario che ha avuto la "fortuna" di accogliere un lavoro di Banksy a staccare il murale per portarlo in un luogo sicuro (spesso nell'ottica di rivenderlo all'asta). Considerazioni che potrebbero vedere al tavolo come esperti anche ladri d'arte e soprattutto i loro mandanti: dopo la strage al Bataclan di Parigi il disegno "La ragazza triste" realizzato dal celebre writer sull'anta di una porta del locale (Venezia fu toccata dalla scomparsa di Valeria Solesin in quel drammatico 13 novembre 2015) fu trafugato e finì per alcuni mesi in Italia, salvo essere rintracciato e riportato Oltralpe dopo una mobilitazione senza precedenti di magistratura e forze dell'ordine italiane e francesi. Chissà se riflessioni legate (anche) alla vil pecunia accenderanno il dibattito sulla salvaguardia del Banksy di Venezia.

Ultimo aggiornamento: 16:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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