Il paziente tipo? Anziano o comunque affetto da più patologie.
Intanto, Silvia Aquilani, direttrice del Sisp, il Servizio igiene e sanità pubblica, continua a mettere in guardia: “A preoccupare più del Covid è l’influenza”. I numeri dimostrano il perché: nel rilievo effettuato ogni venerdì – parziale, visto che il tracciamento è saltato, ma comunque significativo – emerge che nella settimana dal 29 dicembre al 5 gennaio nel Viterbese i nuovi contagiati ufficiali sono stati 73, con 32 ricoveri e due decessi. La settimana precedente i numeri erano più alti: 125 nuovi positivi, 35 ricoverati e un decesso. Morti che, sottolinea l’esperta, sono “con” Covid e non “per” Covid: insomma, i pazienti presentavano altre patologie causa primaria dei decessi.
E l’influenza? L’incidenza a livello nazionale è in linea con quella che si rileva sul territorio: 17,5 casi ogni mille abitanti. Pochi? Affatto, visto che – tanto per fare un raffronto – lo scorso anno la media era di 8, massimo 9. “I casi di influenza grave con insufficienza respiratoria sono molti. Abbiamo al momento 3 viterebesi ricoverati in altre strutture proprio per questo motivo. Sono tanti considerano che la scorsa settimana erano zero”, sottolinea l’esperta. Si tratta di due anziani e un altro paziente con patologia oncologica. Tutti e tre non coperti dal vaccino contro l’influenza. A colpirli il virus H1N1 che tanti viterbesi sta mettendo a letto con febbre alta e tosse secca che dura anche settimane. Si tratta di un parente del virus respiratorio che nel 2009 ha provocato l’influenza suina e che sino ad oggi si è replicato e modificato. “È per questo che ribadiamo l’importanza di vaccinarsi: chi lo fa salvaguarda se stesso e gli altri. Lo abbiamo spiegato anche durante gli open day”, rimarca Aquilani.
Una simile situazione si ripercuote anche sugli accessi al pronto soccorso e i ricoveri, con numeri sempre crescenti. I consigli della Aquilani? “Usare la mascherina, sottoporti al tampone se sintomatici, assumere farmaci antivirali nei primissimi giorni di infezione, lavorare sulla diagnosi differenziale per distinguere l’influenza dal Covid e fare riferimento al medico di base che può attivare la Uce, Unità di continuità assistenziale che lavorano a domicilio, così da evitare di affollare il pronto soccorso”, conclude.