Gigi Riva, Boninsegna: «Messico ‘70 e i ritiri, noi sempre insieme. Odiava restare solo, ci ha divisi l'Inter»

L’ex compagno nel Cagliari e nell’Italia: «Quel Mondiale fu una rivincita. Condividevamo tutto»

Martedì 23 Gennaio 2024 di Salvatore Riggio
Boninsegna: «Messico ‘70 e i ritiri, noi sempre insieme. Odiava restare solo, ci ha divisi l'Inter»

«Ho perso un amico». Sono le parole di Roberto Boninsegna nel commentare la scomparsa di Gigi Riva. Insieme in rossoblù dal 1966 al 1969 e al Mondiale in Messico ‘70, quando gli azzurri di arresero soltanto in finale contro il Brasile di Pelé (4-1).

In quegli anni con la casacca del Cagliari i due legarono molto, per poi condividere tantissime battaglie in azzurro. Ma al di là delle vittorie e delle sconfitte, resta, appunto, un’amicizia decennale tra due grandi campioni. 

Roberto Boninsegna, ci ha lasciato un grande come Gigi Riva. 

«Quando sono andato al Cagliari in prestito ho vissuto con lui per tre anni in camera. Condividevamo tutto, era un amicone». 

È nata un’amicizia. 

«Sì, in quel periodo in Sardegna abbiamo dormito nella stessa stanza. Siamo diventati molto amici». 

Insieme avete vissuto momenti bellissimi. 

«Certo, si viveva in simbiosi. Poi io non avevo neanche la macchina e, quindi, si faceva tutto insieme. Facevamo colazione insieme, andavamo agli allenamenti insieme. Si mangiava insieme e si usciva. Davvero, proprio così. Come le ho detto, si viveva in simbiosi». 

L’addio al Cagliari nel 1969, ma voi due siete comunque rimasti legati. Non è così? 

«Sì, io sono andato via quell’anno dal Cagliari. Sono andato all’Inter, ma io e Gigi Riva ci siamo rivisti in Nazionale. Lui ha sempre rifiutato i trasferimenti, anche uno alla Juventus. Io, invece, decisi di andare via perché sono sempre stato tifoso dei nerazzurri». 

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Anche con la maglia azzurra avete vissuto emozioni indelebili.

«Abbiamo partecipato insieme al Mondiale di Messico ‘70, quello della partita del secolo in semifinale contro la Germania Ovest di Franz Beckenbauer». 

Un match nel quale avevate segnato entrambi, poi la finale con il Brasile con una sua rete. 

«Sì, quel Mondiale terminò con il Brasile di Pelé. A fine primo tempo eravamo 1-1. Quel Mondiale fu comunque una rivincita, soprattutto per me che con la Nazionale qualche problema lo avevo avuto». 

Insieme di gol nel avete fatti tanti. Siete considerati tra i migliori attaccanti del nostro calcio. 

«Sì, io giocavo a destra e lui a sinistra. Ogni tanto, devo dire, che lo prendevo in giro. Perché magari io gli chiedevo il pallone perché ero libero, ma lui non me la passava e poi mi diceva: “Non ti ho visto”». 

Come fanno tutti gli attaccanti. 

«Esatto. Non era vero, mi aveva visto sì, però aveva quell’egoismo, calcisticamente parlando, che caratterizza ogni attaccante. Quell’egoismo che un centravanti, senza esagerare per carità, dovrebbe avere». 

Ci sono altri episodi curiosi? 

«Quando un difensore mi dava una botta, lui si avvicinava e mi chiedeva chi fosse stato. C’è sempre stato per me, così come io ho fatto con lui». 

Molte le avventure vissute con un amico come Gigi Riva. 

«Lui non voleva mai restare da solo. Era un amicone e io ho perso un amico. Lui era una persona molto riservata, quasi timida. La sera nei ritiri di precampionato stavamo fino a tardi a giocare a carte». 

In quel Cagliari eravate un grande gruppo. 

«Assolutamente sì. C’era Riva, c’ero io. Ma c’erano anche Albertosi, Niccolai e Cera. E, come ho detto, ci ritrovammo tutti al Mondiale di Messico ’70. Una squadra nella squadra. Io avrei voluto stare in camera con Gigi, ma alla fine andai con Pierino Prati». 

Lei e Gigi Riva vi sentivate ancora? 

«Ogni tanto sì, ci sentivamo. Io ho sempre avuto un ottimo rapporto con tutti. Poco fa ho sentito anche Marco Tardelli e abbiamo commentato questa bruttissima notizia». 

Ultimo aggiornamento: 12:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA