Costretta ad andare al Sud per cambiare sesso. L’avvocato Gracis: «Va subito attivata la chirurgia plastica a Padova»

Mercoledì 27 Marzo 2024 di Elena Filini
L'avvocato Alessandra Gracis e Laura Bisetto

TREVISO - «È impensabile che una ragazza per essere operata debba finire a Foggia. Da anni mi batto per l'apertura della chirurgia plastica a Padova. Bisogna fare presto, nell'interesse della salute delle persone che si sottopongono alla transizione». Alessandra Gracis ha raccontato in un film, “Lei è mio marito”, la sua nuova vita. L'avvocata coneglianese, nata Alessandro, è stata pioniera non soltanto sotto il profilo chirurgico ma anche nel far diventare questo tema materia legale. Non solo difendendo persone che hanno avuto importanti contraccolpi da operazioni improvvisate in luoghi non sicuri, ma anche battendosi perchè a chi soffre di difformità di genere venga garantito a livello legale il diritto di cambiare sesso dopo un percorso ma prima dell'operazione chirurgica vera e propria.

IL LUNGO CAMMINO

Un decennio fa la situazione era ancora peggio di quella attuale: meno centri, ma soprattutto poche tutele. «Mi sono operata a San Francisco nel 2012. Negli Stati Uniti sono molto avanti, l'operazione è perfettamente riuscita». I costi? «Inizialmente la richiesta era per 100 mila euro ma alla fine io ho sborsato 30 mila euro, mi considero fortunata. Ho passato tre giorni in ospedale e poi pian piano mi sono rimessa in piedi. Ma c'è chi non ha avuto il mio stesso trattamento». Nel tempo Gracis è diventata un riferimento per la disforia di genere. «Ho difeso ragazze rovinate dagli interventi.

Una cliente trevigiana che si è fatta operare in Liguria ha dovuto poi subire altre otto operazioni. E da lì è iniziato il mio dialogo serrato con la Regione».

LA STRUTTURA

Anche per le pressioni esercitate da Gracis la Regione, nel 2014 (delibera di giunta del 29 dicembre), ha istituito il centro per i disturbi per l'identità di genere a Padova che esiste oggi sulla carta ma di fatto non è ancora entrato nell'effettività. Dopo la prima pietra però iniziarono subito i problemi. L'azienda ospedaliera di Padova rinuncia al centro e si apre l'opzione del policlinico di Abano in sanità convenzionata. «Le persone transgender furono però attaccate duramente anche a livello di Giunta. In particolare nel mirino di Fincato c'erano 200 mila euro messi a bilancio». Si arriva all'ultima delibera della Regione, il 7 marzo 2023, in cui si individua l'azienda ospedale-università di Padova come referente per la costituzione del centro. «Il responsabile, Andrea Garolla, è un endocrinologo bravissimo e stimatissimo, e anche dal mondo universitario c'è grande interesse e attenzione per l'apertura della chirurgia. Perchè senza la chirurgia plastica non possiamo parlare di un centro per la disforia di genere».

IL LUMINARE

Alessandra Gracis si è impegnata a far venire in Veneto uno specialista italiano che oggi lavora in Svezia, al centro di Göteborg.«Il professor Gennaro Selvaggi è uno dei grandi chirurghi plastici che si occupano di disforia di genere. Vive e lavora a Göteborg ma ha dato disponibilità al rientro in Italia per un progetto importante e serio. Perchè qui si tratta non solo di operare, ma anche di creare un equipe per evitare che queste ragazze vengano rovinate». Un mese fa Gracis ha contattato l'assessore alla sanità Manuela Lanzarin.«Ho fatto presente che si era già creata una sinergia con l'Università e che ci sarebbe stata la possibilità di farlo rientrare, che c'era accordo su questo. Credo che un'opzione del genere sia quantomeno meritevole di un incontro». Gennaro Selvaggi è un luminare nel campo della vaginoplastica. E Padova potrebbe diventare un polo per l'utenza europea e mondiale. «Apprezzo molto quello che ha fatto il Presidente Zaia perchè so che non si è mosso su un terreno semplice, anche sotto il profilo del consenso politico. Ma è inutile fare un centro per i disturbi dell'identità di genere senza attivare la chirurgia plastica, che è il passaggio più importante e delicato in una transizione. Purtroppo alcuni nostri politici sono preoccupati del fatto che il Veneto possa diventare una nuova Casablanca: ma è chiaro che non sarà affatto così. Qui si tratta invece di garantire servizi sanitari essenziali ai nostri concittadini». Operarsi a Padova al momento non sarà possibile. Perchè il centro offrirà una serie di servizi ma non quello di chirurgia plastica. Questo fanno sapere le fonti regionali: l'intenzione della Regione è quella di dare priorità ad altri servizi.

Ultimo aggiornamento: 20:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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