ROVIGO - Non solo la ex compagna, di origini straniere, se n’è andata. Ma si è portata con sé la loro figlia, senza comunicare alcunché e senza far poi sapere nulla su dove fossero andate. Gettando nello sconforto il padre, che oltre a una relazione andata in pezzi, ha dovuto sopportare anche il dolore di non vedere più la sua bambina, che all’epoca non aveva ancora compiuto due anni. Per questo non è rimasto fermo: ha allertato la questura chiedendo e ottenendo la sospensione della validità del documento di identità per l’espatrio della figlia minore, ha denunciato quanto accaduto alla Procura di Rovigo e si è rivolto a un investigatore privato incaricandolo di scoprire dove si trovasse sua figlia.
LA STORIA
Una vicenda particolarmente delicata, che risale al 2017, in particolare al periodo compreso fra il 22 marzo e il 31 maggio, poi sfociata in un processo che si è concluso con la sentenza pronunciata dal giudice Sara Zen che ha riconosciuto la madre della bambina colpevole del reato di sottrazione di persone incapaci, condannandola a 8 mesi di reclusione, con la sospensione condizionale, e al pagamento di un risarcimento di tremila euro al padre, che si era costituito parte civile con l’avvocato Fulvia Fois.
Secondo quanto da lui denunciato e accertato con le indagini della Procura, la donna dopo la separazione aveva continuato a vivere nell’abitazione di famiglia, impedendo però all’ex compagno ogni contatto e frequentazione con la figlia, per poi allontanarsi verso una destinazione imprecisata portando con sé la bambina, senza aver avvisato il padre.
IL COMMENTO
Secondo l’avvocato Fois, che assisteva il padre, «sottrarre un figlio all’altro genitore impedendogli così l’esercizio della responsabilità genitoriale e di avere notizie della figlia, del suo stato di salute e di dove si trovasse, è un atto di crudeltà: i figli non possono mai essere strumentalizzati per i propri scopi personali di adulti. È importante che si capisca che anche le madri possono essere condannate».