L'ingegnere friulano che "promette" di far volare i Boeing solo grazie a un elettrodo

Domenica 27 Novembre 2022 di Francesca Giannelli
Il protagonista, Omar Kahol
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BUDOIA - Energia dalle vibrazioni delle macchine agricole. Nel gruppo di studenti dell’Alta Scuola Politecnica delle università tecniche di Torino e Milano c’è anche il budoiese Omar Kahol.

In dirittura d’arrivo al suo percorso magistrale in ingegneria aeronautica, ha già concluso l’alta formazione dell’Asp, con un percorso di ricerca sullo sviluppo di nuove fonti di energia. Diviso tra aeronautica, aerospaziale e Alta scuola, Kahol ha preso parte al lavoro di gruppo degli studenti, affrontando una ricerca multidisciplinare, per verificare la possibilità di recuperare l’energia prodotta dalle vibrazioni delle macchine agricole e convertirla in nuova forza utile.


DI COSA SI TRATTA


È un’attrezzatura in grado di recuperare le vibrazioni, solitamente eliminate attraverso le sospensioni, l’oggetto di studio dei sei giovani ingegneri. «Questo lavoro riguarda gli smorzatori elettromagnetici – spiega Kahol - una tecnologia che permette di recuperare energia elettrica dalle vibrazioni dei veicoli agricoli, per ricaricare le batterie». Un’azienda torinese produttrice di macchine per l’agricoltura è partner del progetto, assieme ai due politecnici, che hanno messo a disposizione laboratori, mezzi e ricercatori. «Il lavoro è cominciato con la progettazione dello smorzatore (magneti, bobine ndr.) e del sistema di controllo. Successivamente, abbiamo ottimizzato la geometrica con delle simulazioni al computer e realizzato un prototipo». Un lavoro che sarà sperimentato e per il quale c’è chi già vorrebbe metterlo a frutto, direttamente in campo, naturalmente dopo aver registrato il brevetto». 


CHI É


Figlio e nipote di farmacisti, papà a Budoia, mamma a Sacile, nonna e nonno materni per una vita impegnati tra Budoia e la pedemontana trevigiana, a Kahol l’idea di chiudersi in una farmacia non lo ha nemmeno sfiorato. «C’è già mio fratello che frequenta farmacia – sorride pensando a macchine più o meno volanti, spazio e voli lontani – io sono sempre stato affascinato dall’ingegneria». E il suo percorso di studi lo conferma: diploma di scuola superiore con il massimo dei voti al liceo Maiorana, laurea triennale in ingegneria aerospaziale all’Ateneo patavino e poi il Politecnico nel capoluogo lombardo; dopo la conclusione del percorso dell’Alta Scuola Politecnica, Kahol sta focalizzando la sua attenzione e i suoi studi di ricerca sui sistemi per muovere gli aerei.


LA PASSIONE


«La mia tesi magistrale si è concentrata sulla propulsione ionica per applicazioni aeronautiche». Difficile da immaginare ai non addetti ai lavori, ma l’abilità del giovane ricercatore sta nel sorridere e rendere con termini semplici anche le invenzioni più complesse. «L’idea è quella di sostituire i mezzi propulsivi classici con un elettrodo, messo davanti all’ala, posto ad alte tensioni (circa 20.000 volt). Il filo ionizza l’aria creando plasma freddo a basse densità. Questo plasma viaggia verso l’ala, trasferendole la sua energia e mettendo in movimento il mezzo. Si tratta di un tipo di propulsione rinnovabile, a basso impatto, poco rumorosa e molto efficiente. Il lavoro è cominciato con la progettazione di un setup sperimentale in cui sono stati testati profili alari di varia forma e dimensioni, per ottimizzare il sistema. Il proseguimento sarà il test di elettrodi di varia forma e la progettazione di un dirigibile in grado di sfruttare questo tipo di propulsione».

Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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