BUDOIA - Energia dalle vibrazioni delle macchine agricole. Nel gruppo di studenti dell’Alta Scuola Politecnica delle università tecniche di Torino e Milano c’è anche il budoiese Omar Kahol.
DI COSA SI TRATTA
È un’attrezzatura in grado di recuperare le vibrazioni, solitamente eliminate attraverso le sospensioni, l’oggetto di studio dei sei giovani ingegneri. «Questo lavoro riguarda gli smorzatori elettromagnetici – spiega Kahol - una tecnologia che permette di recuperare energia elettrica dalle vibrazioni dei veicoli agricoli, per ricaricare le batterie». Un’azienda torinese produttrice di macchine per l’agricoltura è partner del progetto, assieme ai due politecnici, che hanno messo a disposizione laboratori, mezzi e ricercatori. «Il lavoro è cominciato con la progettazione dello smorzatore (magneti, bobine ndr.) e del sistema di controllo. Successivamente, abbiamo ottimizzato la geometrica con delle simulazioni al computer e realizzato un prototipo». Un lavoro che sarà sperimentato e per il quale c’è chi già vorrebbe metterlo a frutto, direttamente in campo, naturalmente dopo aver registrato il brevetto».
CHI É
Figlio e nipote di farmacisti, papà a Budoia, mamma a Sacile, nonna e nonno materni per una vita impegnati tra Budoia e la pedemontana trevigiana, a Kahol l’idea di chiudersi in una farmacia non lo ha nemmeno sfiorato. «C’è già mio fratello che frequenta farmacia – sorride pensando a macchine più o meno volanti, spazio e voli lontani – io sono sempre stato affascinato dall’ingegneria». E il suo percorso di studi lo conferma: diploma di scuola superiore con il massimo dei voti al liceo Maiorana, laurea triennale in ingegneria aerospaziale all’Ateneo patavino e poi il Politecnico nel capoluogo lombardo; dopo la conclusione del percorso dell’Alta Scuola Politecnica, Kahol sta focalizzando la sua attenzione e i suoi studi di ricerca sui sistemi per muovere gli aerei.
LA PASSIONE
«La mia tesi magistrale si è concentrata sulla propulsione ionica per applicazioni aeronautiche». Difficile da immaginare ai non addetti ai lavori, ma l’abilità del giovane ricercatore sta nel sorridere e rendere con termini semplici anche le invenzioni più complesse. «L’idea è quella di sostituire i mezzi propulsivi classici con un elettrodo, messo davanti all’ala, posto ad alte tensioni (circa 20.000 volt). Il filo ionizza l’aria creando plasma freddo a basse densità. Questo plasma viaggia verso l’ala, trasferendole la sua energia e mettendo in movimento il mezzo. Si tratta di un tipo di propulsione rinnovabile, a basso impatto, poco rumorosa e molto efficiente. Il lavoro è cominciato con la progettazione di un setup sperimentale in cui sono stati testati profili alari di varia forma e dimensioni, per ottimizzare il sistema. Il proseguimento sarà il test di elettrodi di varia forma e la progettazione di un dirigibile in grado di sfruttare questo tipo di propulsione».