PORDENONE/UDINE - È una delle regioni all'avanguardia nel panorama nazionale. Anzi, quasi certamente è la prima regione in Italia che ha un piano così avanzato e in gran parte attuato sul fronte dello smaltimento dell'amianto. Ovviamente c'è da fare ancora parecchio, soprattutto sul fronte della prevenzione nei confronti di chi, mettendo tutti a rischio e anziché smaltire il materiale nelle discariche autorizzate a Porcia o in quella di Cordenons (uniche in regione) lo abbandona nei fossi o nelle aree golenali dei fiumi e in più c'è da terminare di mappare il territorio con i droni dall'alto anche se allo stato una parte importante è già in archivio e consegnata ai Comuni.
IL PIANO
C'è subito da dire che dal 2019 sono in corso le mappature del territorio regionale che hanno già riguardato 30 Comuni, ma che insieme hanno il 60 per cento dei residenti del Friuli Venezia Giulia.
I RISULTATI
Allo stato sono state mappate 15 mila coperture in amianto e si stima che alla fine delle foto dall'alto si possa arrivare intorno alle 25 mila. Ovviamente stiamo parlando di tetti in eternit, discorso diverso e praticamente impossibile da mappare se non al momento della ristrutturazione o della demolizione, muri, tubi e rivestimenti. C'è anche un'altra cosa importante da dire: non è necessario rifare tutte le coperture, anche se sono in amianto, ma solo quelle che hanno delle parti degradate e quindi sono pericolose perchè lasciano libere le particelle nell'aria. Una volta che i droni hanno mappato le coperture, dove vengono evidenziate situazioni di pericolo le foto vengono inviate ai Comuni che attuano le ordinanze per la bonifica. Un lavoro che va avanti da 4 - 5 anni e che è estremamente intelligente perché poggia su tutte e tre le gambe necessarie per avere risultati: individuazione dell'amianto, contributi per attuare le bonifiche e aree per lo smaltimento.
UN INVESTIMENTO
L'assessore Fabio Scoccimarro è stato senza dubbio lungimirante, perché ha creduto nel progetto e ha investito sempre di più, anno dopo anno. Un dato che rende l'idea: negli ultimi anni sono stati messi in circolo 19 milioni di euro. Ma c'è di più. Se lo scorso anno le domande di intervento per le bonifiche sono state 220, nel 2024 sono più che raddoppiate, passando a 529. L'obiettivo, come è stato fatto sino ad ora, è di finanziarle tutte. Per l'anno in corso serviranno almeno 5-6 milioni, contro i due degli anni passati. Soldi, però - che l'assessore ha intenzione di trovare tra le pieghe del bilancio. Per quanto riguarda i finanziamenti non è ancora tutto, perché sono stati affidati contributi ai Comuni per mettere in sicurezza le zone contaminate dai rifiuti smaltiti nei fossi o per iniziare i lavori in caso di inadempienze da parte dei proprietari che non rispettano le ordinanze.
IL PROBLEMA
In una situazione positiva, non manca, però, un problema serio da risolvere che però non riguarda la Regione, ma il ministero. La problematica, infatti, per la quale si renderà necessario aprire un tavolo con Roma è quella legata allo stato delle caserme dismesse. Praticamente tutte sono dissestate, abbandonate con edifici carichi di amianto per metà caduti a terra. Non mancano, insomma, aree di pericolo in diverse zone della regione visto che gran parte delle strutture con le coperture in eternit o sono cadute a terra, oppure sono devastate in più punti. Meglio, invece, la situazione negli edifici pubblici. I Comuni, grazie ai contributi della Regione intervengono subito nella aree a maggior rischio, come scuole o altri immobili, mentre ci sono ancora ospedali con le tubature in amianto e le aree dei sotterranei che non sono state bonificate.