Annagaia si presenta: zia Gina in tv, mamma lesbica nella vita

Mercoledì 19 Aprile 2023 di Iris Rocca
Annagaia Marchioro

PADOVA - «Stimo tanto gli omosessuali che lottano tutta la vita per sposarsi. Mi go sempre lotà pa divorsiare». È la Gina Francon che parla, la stereotipata zia di Annagaia Marchioro che l’attrice veneta interpreta in teatro. «In realtà è ispirata a mia nonna e riassume la figura mitologica dell’anziana veneta un po’ saggia e un po’ alcolizzata.

Cinica al giusto da potersi permettere certe freddure». Eppure zia Gina è sempre in prima linea, soprattutto ora che si parla dei diritti delle famiglie omogenitoriali e Padova resta la loro roccaforte. «Non sarebbe potuto essere altrimenti con una nipote come me: genitore unico omosessuale. Così mi piace giocare al dialogo tra la donna contemporanea che sono e la zia veneta di una certa età: due anime che vivono a confronto». Lei si definisce una famiglia tradizionale allargata matrilineare single.

Cosa è successo quando ha detto a sua madre che aspettava una bimba?

«La sua preoccupazione è stata: “Ok, ma nel freezer hai abbastanza ragù?” (ride di gusto, ndr). – Facciamo tanto parlare dei genitori, ma ogni famiglia è composta da più persone: nonni, zii, vicini e soprattutto amici, e la mia è così. Mia figlia cresce in un ambiente ampio, completo: non è chiusa nella genitorialità di coppia, perché io ho voluto intorno a lei le persone delle quali io ho bisogno. Da madre sono diventata me stessa».

Ha mai raccontato pubblicamente come ha concepito sua figlia?

«In futuro parlerò dei percorsi seguiti per intraprendere la gravidanza, ma lo farò in modo artistico: è una vicenda personale di grande autodeterminazione positiva, che mi piacerebbe raccontare nella sua bellezza e fragilità. Arriverà il giorno».

Non esiste, dunque, una definizione standard di famiglia?

«Le famiglie sono più ampie di come ce la raccontiamo. La narrazione fatta dai politici al Governo non corrisponde neanche alle loro di famiglie. Se smetteremo di pensare che una sia superiore alle altre sarà un traguardo. Come direbbe zia Gina: “Di superiore esiste solo il Valpolicella”».

A Padova tante coppie di donne omogenitoriali attendono di sapere cosa ne sarà di loro.

«In Italia ci si preoccupa della natalità, ma c’è un’intera generazione di donne che resta senza una risposta. Chi non vuole figli li deve avere, mentre molte donne eterosessuali che li vorrebbero non ne hanno la possibilità e quelle omosessuali vengono trattate da criminali, come le 33 coppie di Padova».

Lei è nata a Padova nel 1983 da padre di Maserà e madre di Mira, dove ha vissuto a lungo prima di trasferirsi a Milano, 18 anni fa, per frequentare la scuola di arte drammatica Paolo Grassi.

«Sì, le mie radici emergono sul palco: recito mescolando le mie due anime, veneta e milanese. Ora sto pensando di lavorare su alcune filastrocche in dialetto che la mia zia padovana mi sta facendo riascoltare. Mi ricordano quando mi addormentavo da bimba, ma certamente dovrei tradurle».

Ha portato qualche frase dialettale persino nei monologhi a Propaganda Live.

«Una collaborazione che mi piacerebbe continuare! Un’esperienza nata dal confronto artistico con Serena Dandini, entrambe molto arrabbiate per quello che accade alle famiglie arcobaleno».

Così ha reso la sua vita privata del tutto pubblica.

«Ma sì, perché non ne posso più sentire parlare persone poco informate, ma che soprattutto non hanno cura di certi argomenti. Persino i politici ignorano le leggi e dicono che omossessuali e single dovrebbero adottare, quando in Italia non si può».

In che senso?

«Il mio privato è alla base dei miei monologhi: lascio che l’arte lo trasformi. Mi approccio alla comicità partendo da qualcosa di vero, di mio, spalanco le porte a temi importanti, inconsciamente rompo schemi, affronto argomenti inediti, sorprendo. Parlo delle mie vicende di donna, di omosessuale, ora di madre. Ho persino fondato una compagnia femminile: Le brugole».

In cosa differisce la tv dal teatro?

«Ho iniziato con la stand-up comedy ben prima che in Italia diventasse di tendenza ed è la mia cifra stilistica anche in tv. Se in teatro trascorro del tempo con il pubblico che entra in comunicazione con me, tra momenti poetici e drammatici in cui ci si emoziona entrambi, in tv la performance dura 4 minuti in cui mi vedono milioni di persone, quindi devo riassumere il mio pezzo, ma toccare allo stesso modo».

Nei social, invece?

«Lì dialogo molto con la zia Gina, soprattutto durante la pandemia. Ma avverto anche le critiche di chi ha troppo tempo libero e commenta temi che non conosce. La comunicazione veloce è come il fast food: mi rovina il fegato».

Ma Gina Francon, che è portinaia a Palazzo Chigi, non potrebbe dire qualcosa ai politici al Governo?

«Lei direbbe “Bisogna sempre stare attenti in tea vita! Parché tornare indrio ze un attimo”».

Ultimo aggiornamento: 08:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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