Celso sconfigge il virus dopo 20 giorni di coma e 40 in terapia intensiva: «Bentornato a casa»

Lunedì 8 Giugno 2020 di Eleonora Scarton
Il saluto a Celso, sopravvissuto al Covid
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CESIOMAGGIORE - Settanta giorni positivo, 20 giorni di coma e 40 complessivi di rianimazione. Celso Zaetta, bancario 59enne, è uscito dall’ospedale vincendo la sua battaglia contro il coronavirus. Una guerra infida, contro un nemico di cui poco si sa, che ha richiesto una grande forza al corpo di Celso ma che ha messo a dura prova, dal punto di vista psicologico, tutta la sua famiglia che per giorni e giorni non ha potuto vedere e parlare con il proprio caro.
 
LA STORIA 
Una famiglia di 4 persone residente a Pez di Cesiomaggiore. Una vita normale, lui a casa in smart working, la moglie Sonia infermiera in ospedale. Un giorno arriva la stanchezza, la febbre, difficoltà a respirare. Ed è qui che inizia l’incubo. Tutti e quattro sono positivi al coronavirus. I due figli e Sonia hanno avuto dei lievi sintomi mentre Celso ha avuto i risvolti più difficili della malattia. «Tutto ha preso il via a metà marzo quando  ha iniziato a stare male – racconta la moglie -. È stato una settimana in casa poi è stato ricoverato in pneumologia a Belluno. Le sue condizioni sono peggiorate ed il 5 di aprile è stato trasferito in rianimazione. 21 giorni di coma farmacologico, poi è stato svegliato e vi è rimasto altri 20 giorni per poi essere trasferito finalmente in reparto. Sono stati momenti drammatici perché neanche i medici sapevano cosa dirci e quale potesse essere l’evoluzione. Quando si è risvegliato dal coma abbiamo iniziato a tirare un sospiro di sollievo; abbiamo finalmente potuto fare delle videochiamate».
Pian piano la situazione è migliorata, nonostante la stanchezza e la debilitazione (25 i chili persi dall’uomo). Il trasferimento in reparto è stata una boccata di ossigeno anche se a livello psicologico la difficoltà è proseguita in quanto non aveva ancora il contatto con le persone; gli operatori sanitari, quando avevano tempo, si fermavano a fare quattro chiacchiere ma è evidente che non c’era contatto, l’uomo non sapeva chi c’era dietro alle tute che proteggevano i sanitari. Finalmente il 3 giugno, dopo 70 giorni di positività, Celso ha potuto tornare a casa, riabbracciando la propria famiglia. 

LA TESTIMONIANZA 
Celso di quel periodo di coma, ma anche dei giorni immediatamente successivi, non ricorda nulla. «Quel periodo è stato difficile soprattutto per la mia famiglia perché io dormivo beato – racconta Celso -. Successivamente è stato difficile sopportare le conseguenze, quindi l’immobilità e la perdita di peso che hanno richiesto la riabilitazione che dovrò proseguire anche nelle prossime settimane. L’isolamento è doveroso ma devastante dal punto di vista psicologico». Poi finalmente a casa. «Il sostegno che mi è arrivato è stato determinante per affrontare questo difficile momento. Ora sono contento di essere qui e di poter raccontare quanto mi è successo. Tanti purtroppo non lo possono fare», aggiunge l’uomo. 

L’AMICIZIA
Sabato pomeriggio la dimostrazione di affetto della comunità di Pez. Non potendo andare tutti a casa a salutarlo, i suoi amici si sono ritrovati in piazza a Pez in auto e con un “flash auto-mob” sono andati in corteo sotto casa sua, suonando trombe e sventolando bandiere. Emozionato Celso si è affacciato dal terrazzo per salutarli.
 
Ultimo aggiornamento: 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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