Immaginate quaranta metri in profondità, due enormi gruppi pompa-turbina che vengono fatti girare dalla pressione potentissima dell'acqua che cade dall'alto passando attraverso condotte forzate di grande diametro, che partono dall'invaso superioe del Brasimone. Hanno un diametro di quattro metri e producono in questo modo l'energia che passa agli alternatori per poi diventare corrente elettrica distribuita da una delle più importanti centrali idroelettriche del Paese e d'Europa.
I PRECEDENTI
Così, in estrema sintesi, funziona l’impianto di Enel Green Pover a Bargi, nel comune di Camugnano, in provincia di Bologna, dove mercoledì c’è stata un’esplosione e il successivo allagamento nei piani meno 10, meno 9 e meno 8.
I DUE LAGHI
Prima di provare a capire cosa possa essere successo, vanno messi in fila altri dati tecnici della centrale che fu costruita nel 1975 e dunque ha quasi cinquant’anni. Di fatto sfrutta il salto disponibile, di quasi 400 metri, si legge nella scheda tecnica, tra i due preesistenti invasi di Suviana e Brasimone. Ma c’è anche un impianto di pompaggio che viene utilizzato durante la notte o durante i periodi di scarso consumo di energia elettrica, quando la rete nazionale ha surplus, per pompare acqua nel Lago che si trova più in alto: dunque dal Suviana fino al lago di Brasimone. Altro dettaglio: le due turbine hanno un peso di 32 tonnellate, sono gigantesche e hanno più o meno la forma di una chiocciola. Quali erano i lavori in corso nella centrale? Lo ha spiegato Salvatore Bernabei, il Ceo di Enel Green Power, che in questo caso era committente degli interventi cominciati nel settembre 2022: «Erano di aggiornamento tecnologico e in particolare stavano realizzando le prove di collaudo del secondo gruppo. Le prove del primo gruppo erano già state completate. Per fare questi lavori avevano scelto le migliori ditte nel campo del settore elettrico e dell’idroelettrico».
LE IPOTESI DELL’ESPLOSIONE
Per i lavori di efficientamento erano state contrattualizzate tre aziende considerate molto affidabili e all’avanguardia non solo a livello italiano, ma europeo: Siemens, Abb e Voith. L’esplosione della turbina, la cui origine deve essere ancora chiarita, ha anche causato la rottura di tubi di raffreddamento che continua a provocare l’innalzamento dell’acqua, tanto che tra i soccorritori c’è chi ha spiegato che l’intervento dei sommozzatori, nei locali allagati, ha lo stesso tipo di difficoltà di quello nei ponti della Costa Concordia dopo il naufragio vicino all’isola del Giglio. Dice l’ingegnere Martino: «Difficile fare una valutazione sulla causa dell’esplosione e dell’incidente, però le condotte forzate degli impianti idroelettrici sono di acciaio di spessore adeguato e mi pare improbabile che siano esplose per la forte pressione. Poiché nel caso di specie si parla di incendio, se era in corso la manutenzione straordinaria, viene più da pensare a un’esplosione avvenuta durante una saldatura, magari la perdita di gas da una bombola che ha poi provocato lo scoppio. Di certo, siamo nel campo delle congetture, visto che serviranno lunghi approfondimenti per arrivare a conclusioni solide». Un’altra esperta, Cristiana Bragalli, docente di Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia all’Università di Bologna, ha spiegato: «Risulta davvero complicato immaginare cosa sia successo perché non c’è una lista di precedenti storici sulle centrali idroelettriche. I disastri che ricordiamo a memoria sono riconducibili ad altri fattori, come Gleno e Vajont. I corto circuiti possono accadere, ma un’esplosione è un’altra cosa». In altri termini: anche l’ipotesi del banale corto circuito non sembra potere giustificare un’esplosione e il successivo devastante incendio. Il professor Francesco Balio, del Politecnico di Milano, non scarta a priori l’ipotesi del corto circuito, ma aggiunge: «Si è detto che era in corso una manutenzione, dunque la corrente non ci sarebbe dovuta essere e quindi non si sarebbe potuto creare un corto circuito». Anche il professor Balio pensa allora allo scenario ipotizzato dall’ingegnere Martino: «Magari i tecnici stavano facendo una saldatura e c’erano delle bombole con materiale infiammabile che sono esplose. Potrebbe avvenire in qualsiasi cantiere, con l’aggravante che qui è avvenuto in una centrale a pozzo». Sarebbe una spiegazione che apre a molte riflessioni, visto che un’operazione semplice e abituale come una saldatura sarebbe all’origine di un incidente così devastante. Tra le testimonianze riportate dall’Ansa, c’è anche chi racconta che prima dell’esplosione si sentisse un rumore anomalo che aveva convinto alcuni tecnici ad allontanarsi e dunque a mettersi in salvo. Resta una constatazione molto triste: dopo un anno e mezzo di lavori, l’intervento era quasi concluso, tecnici e operai erano ormai pronti a tornare a casa.