«Quindici anni di inferno.
Un incubo
Davanti al pubblico ministero e ai carabinieri l'ex compagna, docente di matematica, che collabora anche con l'università, ha iniziato a raccontare quei 15 anni d'inferno che ha vissuto, prima al suo fianco, e poi nascosta, perchè ogni volta che lui la trovava, la tormentava. Stando alla prima ricostruzione, il carabiniere che ha esploso i 4 proiettili con la sua pistola d'ordinanza, non ha potuto fare altrimenti. Il suo collega, compagno di pattuglia, era stato gravemente ferito e l'albanese lo stava minacciando con un coltello. Nonostante il militare gli avesse intimato di abbassare l'arma, il 55enne sembrava fuori di sé, inarrestabile. Il carabiniere non ha potuto fare altro che sparargli per salvare la vita al collega. Le prime valutazioni dei vertici dell'Arma propendono per una reazione del militare che ha sparato del tutto corretta e in linea con il protocollo di ingaggio. Sul posto è arrivato anche il comandante della Legione Veneto, generale Giuseppe Spina, che più volte ha dimostrato gesti di sostegno nei confronti del carabiniere, rimasto a lungo in vicolo Castelfidardo per aiutare nella ricostruzione del terribile fatto. Sul posto anche il comandante del reparto operativo del comando provinciale dei Carabinieri, Gaetano La Rocca, in perenne contatto con il comandante provinciale, Michele Cucuglielli, fuori Padova. «Il carabiniere sembra aver agito secondo procedura in maniera impeccabile» ha precisato il colonnello ricostruendo quei concitati momenti.
Il governatore
Sulla vicenda è intervenuto anche il governatore Luca Zaia: «Le autorità dovranno chiarire i contorni di una vicenda la cui gravità è però sotto li occhi di tutti. I militari dell'Arma hanno agito con grande coraggio, mettendo a repentaglio la propria incolumità. Sono personalmente, ma anche tutte le istituzioni del Veneto, al fianco dei militari coinvolti, ai quali inviamo gli auguri di una rapida ripresa».