Wedding planner: ecco il bollino di qualità per non rovinare le nozze

Venerdì 9 Agosto 2019
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È il giorno più bello nella vita di una coppia che si ama, ma per farlo diventare un incubo il passo può essere breve. Basta lasciare i dettagli al caso, non curare l’organizzazione, ed ecco che il matrimonio può diventare un brutto ricordo. Sebbene imprevisti ed incidenti, anche nel giorno del sì, siano sempre dietro l’angolo, cresce il numero delle coppie, in Italia, che si rivolgono ai wedding planner, delle figure quasi mitologiche, oggi protagoniste anche di show televisivi, che aiutano gli sposi ad avere il loro giorno perfetto. Non sempre però accade questo. La cronaca di questi giorni racconta della querela della sposa Laura Andreatta, proprietaria insieme al neo-marito Giuseppe Valentino di una pizzeria a Vigonza, nel Padovano, nei confronti della wedding planner Francesca Monteleone, la quale, a detta degli sposi, avrebbe realizzato per il banchetto un allestimento al di sotto delle aspettative, rovinando, di fatto, il matrimonio. La storia è finita al centro di una bagarre con una denuncia per truffa degli sposi, cui è seguita una denuncia per diffamazione da parte della Monteleone.

Questo caso ha fatto emergere la necessità di regolamentare un settore, quello dei wedding planner, che coinvolge circa 83mila imprese – atelier di abiti da sposa e cerimonia, location, hotel e ristoranti, fiorai, operatori di foto e video, società di catering – con un giro d’affari stimato per circa 15 miliardi di euro. I cosiddetti professionisti che lavorano in Italia sono circa 70mila e si spartiscono il mercato dei matrimoni, quelli dei connazionali e degli stranieri che scelgono le più belle città del Belpaese per il loro sì. A loro è stato deciso di attribuire una certificazione di professionalità per tutelare i futuri sposi dall’Ente Italiano di Normazione (Uni) e dall’Associazione Italiana Wedding Planner, che hanno redatto una specie di disciplinare, un testo che sancisce i requisiti che il professionista deve avere per chiedere e ottenere la certificazione che avrà la durata di 5 anni, e sul cui mantenimento verrà eseguito un controllo annuale. Oltre alle prove di valutazione - due esami scritti e un orale - è necessario avere un titolo di studio almeno di scuola media superiore, aver fatto un percorso formativo nell’ambito della pianificazione d’eventi con almeno 40 crediti pregressi e un aggiornamento di 8 ore. «In Italia, negli ultimi anni, c’è stata una grande confusione riguardo la professione del Wedding planner, figura professionale diffusa dal mondo anglosassone, dove è del tutto naturale rivolgersi per l’organizzazione deproprio matrimonio e rappresenta uno status symbol e la garanzia di un evento esclusivo ed originale. Ha una formazione accademica universitaria», spiega Bianca Trusiani, Presidente del comitato tecnico scientifico del Buy Wedding in Italy e membro Comitato Scientifico osservatorio Italiano DestinationWedding Tourism. LO SCENARIO «Diverso lo scenario del nostro Paese dove, non essendoci un percorso di studi, accademico o universitario, non ha un ruolo definito. Questo penalizza enormemente chi già svolge con competenza questa professione e crea una grande confusione di ruoli. Quindi sono assolutamente favorevole alla regolamentazione di questa professione». Un primo primo passo, questo, a cui seguiranno anche altri, si spera, per livellare i cachet. «C’è una grande spaccatura del mercato, i wedding planner che si occupano del segmento lusso che hanno cachet molto elevati, anche 20mila – 30mila euro, per la progettazione e il coordinamento del wedding day - continua Trusiani - mentre per un matrimonio medio il compenso minimo è tra i 2mila e i 3mila euro». «Normalmente il wedding planner regolare, cioè con ufficio e soprattutto partita iva, fa firmare un contratto di responsabilità ed è assicurato», dichiara la presidente di BuyWedding in Italy

di Veronica Timperi
Ultimo aggiornamento: 15:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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