Prosecco, l'azienda Docg toglie il nome dalle etichette: «Troppo generico»

Martedì 10 Settembre 2019
Prosecco, l'azienda Docg toglie il nome dalle etichette: «Troppo generico»
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VALDOBBIADENE (TREVISO) - L'azienda vinicola "Col Vetoraz", di Valdobbiadene, ha spiegato con una nota le ragioni che l'hanno indotta, già due anni fa, a togliere da etichette e confezioni la dicitura «Prosecco» conservando solo quella territoriale «Valdobbiadene Docg», motivando la scelta con la confusione cresciuta negli ultimi anni intorno al vino veneto.

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In troppi si fanno chiamare "Prosecco".
«Oggi - evidenzia l'enologo Loris Dall'Acqua, fra i fondatori della azienda e presidente della Confraternita di Valdobbiadene per la tutela della Docg - la nostra immagine e la percezione della nostra denominazione è alienata dalla presenza di cinquecento milioni di bottiglie di prosecco generico privo di storia e di vocazione territoriale. Il grande sistema Prosecco sta fagocitando la denominazione Conegliano Valdobbiadene per banalizzare le colline di quest'area a semplice cartolina d'immagine».

Da qui la scelta di Col Vetoraz di rimuovere la dicitura «Prosecco», operazione che, negli ultimi due anni, non avrebbe prodotto ripercussioni nella platea dei propri clienti storici. In questi giorni, infine, la Confraternita ha promosso una petizione fra i produttori della Docg attraverso la quale si punta a rendere autonoma la denominazione «Conegliano Valdobbiadene Docg» rispetto al «sistema Prosecco».

Il commento di Zaia:
«Riguarda i produttori, ma secondo me farà spostare gli acquirenti».
Togliere la parola "Prosecco" dalle etichette «è una partita che riguarda i produttori. Ovviamente dovrà essere modificato il disciplinare. Personalmente penso che togliere repentinamente il nome dalle etichette farà spostare gli acquirenti, soprattutto all'estero, su quelli che hanno il nome». È il commento del presidente del Veneto, Luca Zaia.

Secondo Zaia, tuttavia, «è inaccettabile sentir dire che il decreto del 2009, che io feci da ministro, è stato fatto per fini politici.

Non è così, è un decreto condiviso con il territorio, è un decreto che, per dirla tutta fino in fondo, ha permesso a noi trevigiani e al Friuli Venezia Giulia, in virtù di una legge europea, di utilizzare in esclusiva il nome sulle etichette. Da quel momento in poi gli unici titolati a produrre Prosecco siamo noi. Questo ha significato che oggi noi non abbiamo più sul mercato le bottiglie di Prosecco che venivano dalla Puglia, dall'Emilia Romagna o dalla Romania. Siamo passati da 250 a 650 milioni di bottiglie di oggi, ed è giusto che i produttori riconoscano questo. Quindi un mio appello ai Consorzi che si facciano sentire su questa partita, perché rappresentano i produttori. È inaccettabile sentir dire - conclude - che con il decreto del 2009 il Prosecco ci ha rimesso».
 


Il presidente del Consorzio Prosecco Doc: «Inspiegabile la tendenza a denigrare il lavoro degli altri».
«La Denominazione Conegliano - Valdobbiadene Docg ha tutto il diritto di decidere del proprio nome, ovviamente anche di rinunciare al termine Prosecco. Quel che trovo inspiegabile è che nel fare questo passaggio tenda a denigrare il lavoro degli altri, della Prosecco doc in particolare, che invece ha lavorato con impegno e  -dati alla mano -  ne ha sostenuto lo sviluppo. La produzione Conegliano Valdobbiadene Docg è infatti passata dai 60 milioni del 2009 agli oltre 90 milioni di bottiglie attuali. Quindi la crescita della Doc in questi 10 anni, ha favorito anche la Docg sia in termini di volume che di valore». Sono parole di Stefano Zanette, presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, dopo la diffusione della nota stampa con cui un'azienda vinicola di Valdobbiadene ha spiegato le ragioni per cui dalla sua etichetta, dal packaging e dalla comunicazione commerciale, tradizionale e via web, è stata tolta la dicitura "Prosecco".

La petizione della Confraternita di Valdobbiadene.
Zanette risponde anche alla Confraternita di Valdobbiadene che, nelle scorse settimane, aveva avviato una petizione fra i produttori della Docg attraverso la quale chiedere lo scorporo della "Conegliano Valdobbiadene Docg" dal "sistema Prosecco”. Per il presidente della Doc tale posizione avrebbe potuto essere assunta
«anche 10 anni fa, con maggior coerenza. In ogni caso uscire in modo così polemico sembra un’accusa a chi invece ha lavorato con impegno per il bene comune, di tutto il sistema Prosecco».
 

«Approfitto anche per rispondere all’appello del presidente del Veneto Luca Zaia - conclude Zanette - confermando quanto il Decreto del 2009 abbia portato solo vantaggi al territorio. Di ciò va dato merito alla volontà di tutta la filiera e soprattutto all’allora Ministro Zaia che con il suo provvedimento ha favorito la valorizzazione del nostro territorio, la tutela del nostro Prosecco e la possibilità di far meglio conoscere e apprezzare entrambi in tutto il mondo».

Il disciplinare del prosecco Docg prevede già adesso la possibilità di riportare in etichetta anche il nome della località di produzione, senza quello del vino, ma l'eventuale modifica dello stesso disciplinare «prevede un iter normato dalla legge, normativa europea-italiana, che richiede un ampio consenso dei produttori e l'approvazione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e del Turismo e della Commissione Europea». Lo sottolinea - in una nota il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, intervenendo nel dibattito sul 'superamentò del nome Prosecco, a favore di quello della località che esprime il territorio d'origine, nella fattispecie Valdobbiadene. Sulle aziende che già hanno attuato questo 'superamentò, il Consorzio Docg ha commissionato al Cirve un'indagine sull'etichettatura delle bottiglie di Conegliano Valdobbiadene: il risultato dice che il 92% riporta in etichetta il termine Prosecco Superiore, oltre al luogo di origine. Il Consorzio Docg rileva peraltro che nel 2009, «quando si mise ordine al mondo Prosecco con la distinzione di Doc e Docg, tutti i produttori procedevano insieme, mossi dall'idea condivisa di tutelare il nome Prosecco, di garantire una trasparenza del mercato e qualità del prodotto a favore anche del nostro territorio. In particolare, si voleva disinnescare la minaccia di produttori italiani e stranieri che avrebbero coltivato il vitigno altrove e prodotto il Prosecco in tutto il territorio nazionale e anche all'estero». Questi obiettivi, viene sottolineato, «sono stati raggiunti ampiamente e il successo derivato da queste scelte è stato un successo di tutti e di cui tutta la denominazione sta godendo». Il Consorzio osserva tuttavia qhe questo lavoro «non è terminato con il successo commerciale e burocratico di tutela di un marchio ma procede spedito oggi con la valorizzazione della qualità del prodotto e la diffusione tra i consumatori italiani e stranieri della conoscenza del suo territorio d'origine, le colline tra Conegliano e Valdobbiadene oggi insignite del riconoscimento Unesco».

Ultimo aggiornamento: 18:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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